IL REPORT

La blockchain apre le porte al Web3. Ma il mercato italiano è in standby

La mappa disegnata dall’Osservatorio del Polimi. A fronte del “fervore” internazionale, nel nostro Paese la crescita dell’adozione delle tecnologie è ancora insoddisfacente. E gli investimenti risultano addirittura in calo rispetto a due anni fa. Il settore finanziario-assicurativo è l’unico a vantare iniziative consistenti

Pubblicato il 21 Gen 2022

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Blockchain e Distributed Ledger avanti tutta. L’ecosistema nato dal bitcoin prosegue velocemente la sua espansione con applicazioni diverse, dalle criptovalute agli Nft, passando per il DeFi. Nel 2021 si contano a livello globale 370 iniziative (progetti e annunci) sviluppate da aziende e PA, +39% rispetto al 2020, che portano a 1.615 il totale dei casi censiti dal 2016 ad oggi. Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui la crescita delle applicazioni apre alla rivoluzione del Web decentralizzato, il Web3, considerato la naturale evoluzione dell’attuale Web “centralizzato” dominato dalle big tech.

Lo scenario italiano

A fronte di questo “fervore” internazionale, il mercato italiano è in fase di attesa. Ancora non si vede una crescita decisa dell’adozione delle tecnologie Blockchain e gli investimenti delle aziende sono pari a 28 milioni di euro nel 2021, più o meno stabili rispetto ai 23 milioni del 2020 e ai 30 milioni del 2019. In Italia il settore più attivo si conferma quello finanziario e assicurativo, con il 50% degli investimenti. Seguono la pubblica amministrazione (15%), in forte crescita anche grazie allo sviluppo dell’Italian Blockchain Service Infrastructure, l’agroalimentare (stabile all’11%) e le utility (10%) che, dopo numerose sperimentazioni negli scorsi anni, ha visto un deciso incremento.

In continuità con il 2020, il mercato italiano è focalizzato soprattutto sullo sviluppo di progetti pilota e sull’evoluzione di quelli già in produzione: solo il 13% degli investimenti riguarda Proof of Concept o attività di formazione.

Ma ai consumatori italiani piace la criptovaluta

Se l’adozione delle aziende stenta ancora a decollare, i consumatori italiani sono sempre più orientati all’utilizzo delle applicazioni Blockchain, in particolare le criptovalute: ben il 12% degli italiani ha già acquistato Bitcoin o altre criptocurrencies, il 17% è interessato a farlo in futuro, mentre il 58% le conosce ma non è interessato a possederle e solo il 13% non le conosce affatto.

Si apre l’era della tokenized economy

“Il mondo Blockchain continua ad attrarre l’interesse di istituzioni, aziende e media – afferma Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger -. Le criptovalute sono ormai diffuse anche tra gli attori tradizionali del mondo finanziario e dei pagamenti, che valutano di integrarle nell’offerta anche come forma di investimento. Sono esplosi gli Nft, che presto potranno essere sfruttati anche nel “metaverso”. Sempre più aziende si stanno avvicinando alla ‘tokenized economy’, in cui prodotti, asset finanziari e digitali verranno scambiati sotto forma di token. E molte stanno lanciando progetti basati piattaforme DLT e smart contract. In questo scenario, la Blockchain si sta affermando come la tecnologia che guiderà la nuova evoluzione di Internet, il Web3”.

“Le community più innovative e i nuovi progetti si stanno spostando verso modelli di business decentralizzati e disintermediati, continuando a sviluppare il mondo delle DApp – prosegue Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger -. E il valore della decentralizzazione è sempre più chiaro anche alle istituzioni internazionali: in Europa, prosegue l’evoluzione dell’European Blockchain Services Infrastructure, mentre le Banche Centrali, in risposta alla crescita delle Stablecoin, hanno ormai sdoganato queste tecnologie come soluzioni utilizzabili per l’emissione delle proprie valute digitali, le Cbdc”.

Le applicazioni più diffuse

Internet of Value. Anche se la tecnologia è nata per permettere lo scambio di valore peer-to-peer in assenza di intermediari, l’utilizzo della Blockchain si è ormai diversificato a molte applicazioni. Innanzitutto, quelle basate sullo scambio di valore del cosiddetto “Internet of Value” (criptovalute, stablecoin e CbdcBDC, le monete virtuali promosse dalle banche centrali). A livello internazionale, i progetti di Internet of Value censiti ad oggi sono complessivamente 180, il 24% del totale, e nel 2021 evidenziano ina crescita del 85% rispetto al 2020.

Il nodo “cash on chain”

È stato un anno di maturazione per le criptovalute, con ingenti investimenti di aziende come Tesla o Microstrategy, l’arrivo di Coinbase sul mercato azionario, l’attenzione delle istituzioni e grandi aziende su stablecoin e Cbdc. E si è mossa anche la regolamentazione dei crypto-asset, con la proposta del Markets in Crypto-Assets regulation presentata dalla Commissione Ue. “Il pieno sviluppo dell’Internet of Value in una chiara cornice normativa è un passo fondamentale per poter sviluppare il web3 – afferma Portale -. La possibilità di avere il ‘cash on chain’, ovvero forme di moneta legalmente riconosciute utilizzabili su piattaforme Blockchain, è uno degli scogli per progetti basato interamente su Blockchain che invece oggi devono ancora ricorrere a forme di moneta tradizionali”.

La Blockchain for business

Un secondo ambito di applicazione è quello dei progetti in cui i processi di business tradizionali vengono replicati utilizzando tecnologie Blockchain. A livello internazionale si contano circa 500 progetti implementativi sviluppati da aziende e pubbliche amministrazioni (il 67% del totale censito dal 2016) e nel 2021 hanno registrato un calo del 19%. Oggi la maggior parte delle aziende “tradizionali” si concentra sullo sviluppo di queste soluzioni, con obiettivi differenti. Il 37% utilizza strumenti di timestamping, basati sull’immutabilità del registro Blockchain, per una maggiore verificabilità dei dati. Il 59% ha creato piattaforme per il coordinamento nelle relazioni multi-attore. Solo il 4% ha sfruttato a pieno anche la programmabilità portando processi complessi on-chain. Si registra un lieve rallentamento dei progetti di ecosistema dovuto alla difficoltà nella creazione di accordi tra tutti gli attori coinvolti.

Verso il Decentralized web

Sono 71 i progetti di Decentralized web sviluppati a livello internazionale, il 9% del totale di quelli censiti, tra applicazioni decentralizzate (DApp) e Nft. L’ecosistema di applicazioni decentralizzate più interessante continua ad essere quello del DeFi (Decentralized Finance), sviluppate su piattaforme permissionless per l’offerta di servizi e prodotti finanziari: il totale del valore investito in queste applicazioni ha superato i 250 miliardi di dollari nel 2021 (+1.250% rispetto a inizio anno), per l’aumento del valore di criptovalute e token, del capitale investito e degli utenti coinvolti. Nel 2021 le applicazioni di DeFi sono rimaste legate a servizi finanziari elementari, ma offrono ai propri utenti un utilizzo più semplice e meno costoso.

Un’altra importante innovazione tra le applicazioni decentralizzate è rappresentata dagli Nft nel mondo dei collectible (gli oggetti collezionabili), esplosi in diversi settori dal mondo dell’arte a quello del calcio. “La rilevanza degli Nft va però ben oltre i prezzi a cui alcuni di questi oggetti digitali sono stati venduti – spiega Bruschi – e riguarda anche il mondo business e le pubbliche amministrazioni, in cui potrebbero permettere di sviluppare nuove soluzioni di business. I primi casi di applicazione dimostrano in minima parte le potenzialità di questi strumenti, che sono applicabili a vari ambiti per abilitare non solo un efficiente e immediato trasferimento della proprietà, ma anche una serie di nuovi casi d’uso”.

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