Morgan Stanley offrirà la possibilità di fare trading in derivati legati ai bitcoin, secondo quanto hanno rivelato fonti confidenziali all’agenzia di stampa Reuters. La banca d’investimento non pensa di effettuare direttamente scambi nella criptovaluta più nota e gli swap saranno legati ai contratti future in bitcoin, che Morgan Stanley già gestisce.
La scorsa settimana Business Insider riferiva che una delle altre grandi banche d’affari statunitensi, Goldman Sachs, abbandonerà il progetto di avviare attività di trading in valute digitali, scoraggiata – almeno per ora – da un quadro regolatorio incerto sulle monete virtuali. La notizia ha innescato un crollo del valore del bitcoin che, in un solo giorno, ha ceduto il 9,4% scendendo sotto i 7.000 dollari. Il trend ha influenzato tutto il mercato delle criptovalute, con Ethereum che ha ceduto il 20% arrivando a toccare il punto più basso del 2018.
Morgan Stanley sembra volersi staccare dalla rivale Goldman Sachs con una strategia più coraggiosa sulle criptovalute. A giugno ha nominato Andrew Peel come responsabile dei mercati basati su asset digitali; Peel è un ex di Credit Suisse, dove ha trascorso 12 anni, gli ultimi dei quali nel ruolo di vicepresidente delle vendite e dell’innovazione nel trading, e si dice un vero esperto del settore bitcoin e criptomonete.
Morgan Stanley è stata anche tra i primi e più entusiasti sostenitori dei future su bitcoin, che ha appoggiato subito dopo il debutto (dicembre 2017) sui mercati CME e CBOE. A inizio anno la testata di settore ICO Journal ha scritto che la banca americana sta considerando la creazione di un trading desk per bitcoin.
Le manovre delle banche di investimento restano al momento limitate non solo per le forti fluttuazioni delle valute digitali (il bitcoin è arrivato a bruciare, da gennaio, 184 miliardi di dollari, con il valore complessivo del mercato che è passato dai 294 miliardi di dollari dell’8 gennaio 2018 a 110 miliardi di dollari a inizio settembre), ma perché volumi di scambi importanti in valute digitali per clienti istituzionali richiedono un forte investimento in infrastruttura tecnologica, compresi sistemi per la custodia sicura degli asset.
Sul fronte regolatorio l’industria americana delle criptovalute si sta però muovendo con decisione: nei giorni scorsi ha dato vita alla Blockchain Association, il primo gruppo di lobby del settore per rappresentare a Washington D.C. gli interessi del comparto. Del gruppo fanno parte Coinbase e Circle, che operano le due più popolari piattaforme di scambio, ma anche la startup Protocol Labs. Fra gli investitori figurano Digital Currency Group e Polychain Capital. La Blockchain Association si pone l’obiettivo di essere la voce delle società di settore e di lavorare con la politica: fra le priorità c’è l’apertura di un tavolo con le autorità fiscali per capire come inquadrare le criptovalute.