IL REPORT

Open banking, è boom in Europa: numero dei provider a +300% in due anni

I dati della ricerca Cbi-Pwc: nel solo 2021 operazioni di merger & acquisition nel settore per circa due miliardi di euro. La svolta con l’entrata in vigore della normativa Ue Psd2, che ha stimolato la competizione e aperto le porte a nuovi player

Pubblicato il 20 Dic 2021

Il punto di svolta per la diffusione dell’open banking in Europa è stata l’entrata in vigore della normativa europea Psd2, che ha stimolato la competizione nel mercato dei servizi finanziari e aperto le porte a nuovi player, contribuendo di fatto ad un arricchimento dell’offerta bancaria per il cliente finale. A sottolinearlo è la prima edizione della ricerca “Global Open Banking Report” pubblicata da Cbi e PwC, secondo cui l’Open Banking è un trend in crescita a livello internazionale, che sottolinra come a oggi siano state avviate iniziative in questa direzione in più di 60 paesi, sia direttamente dai regulator locali, come nel caso della Fca nel Regno Unito, della Commissione Ue in Europa e della Accc in Australia, e in altri, come negli Stati Uniti, direttamente dagli operatori di mercato.

La rilevanza del fenomeno – spiega la ricerca – è confermata da alcuni importanti indicatori che attestano il dinamismo del mercato: oltre ai quasi 4.000 Accounting Servicing Payment Service Provider (Aspsp), cresce il numero di Third-Party Provider (es. IP/IMEL che offrono servizi di Account Information e Payment Initiation), che a oggi sono circa 500, con un +300% dal 2019. Nel 2021, raggiungono circa i due miliardi di euro le acquisizioni in ambito Open Banking. Quanto ai servizi basati su Api, lo studio – condotto su 41 operatori di mercato –  rivela che, su un totale di 2.400 Api rilevate, il 63% si basa su dati Psd2 relativi ad Account Information (Ais) e Payment Initiation (Pis). In misura inferiore (14%), cominciano ad emergere servizi basati su investimenti, prestiti o dati assicurativi.

Secondo CBI e PwC, in Italia, l’adozione di servizi Open Banking è ancora inferiore rispetto a quanto registrato in altre aree europee (es. Nordics). Una survey condotta sui principali istituti bancari italiani delinea il set dei principali servizi che compongono l’offerta Open Banking nell’attuale contesto nazionale: Account Aggregation (55%), Check IBAN (45%), Personal Financial Management (36%), Instant Payment (27%) e servizi di Identity & Digital Onboarding (18%). Per il futuro, i servizi di Digital ID & Onboarding (64%) e Check IBAN (55%) sono i VAS su cui le banche dichiarano di voler puntare.

“L’Open Banking rappresenta una grande opportunità per l’industria finanziaria per creare innovazione collaborativa, a vantaggio della clientela corporate e retail, anche grazie al lavoro aggregativo di ecosistemi precompetitivi come Cbi – afferma Liliana Fratini Passi, direttore generale CBI, che a novembre è stata insignitra del titolo di “Woman in FinTech of the Year” – Le banche che continueranno a investire in innovazione tecnologica, competenze digitali e sostenibilità saranno le protagoniste della trasformata arena competitiva internazionale. Il report evidenzia infatti che siamo ancora in una fase iniziale di crescita e che ci sono ampi margini di sviluppo per gli operatori bancari che sapranno guardare oltre la compliance, verso l’Open Finance”.

“L’Italia sta proseguendo il proprio percorso verso l’Open Banking anche se, ad oggi, il tasso di adozione è ancora contenuto sia a livello di operatori di mercato che di utenti finali  – aggiunge Marco Folcia, partner di PwC Italia, Emea Payments & Open Banking Centre of Excellence Leader – In tal senso, i principali elementi che potrebbero stimolarne la crescita sono: l’incremento dell’awareness verso gli utenti finali sulle potenzialità dell’Open Banking ed i benefici associati, il miglioramento delle interfacce dedicate alle terze parti messe a disposizione dalle banche e lo sviluppo di iniziative di collaborazione, anche con operatori esterni al mondo finanziario, per diffondere una cultura Open fra player di mercato”.

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