STRATEGIE

TikTok punta alla Borsa: Ipo in programma per inizio 2022?

ByteDance, “casa madre” dell’app di mini-video, potrebbe sbarcare sul mercato azionario di Hong Kong. Mentre a Shangai è prevista la quotazione di China Telecom dopo il delisting da Wall Street: con i suoi 8 miliardi di dollari potrebbe essere la più importante dell’anno sulla piazza asiatica

Pubblicato il 10 Ago 2021

tiktok

ByteDance si prepara a sbarcare sulla piazza finanziaria di Hong Kong. Ad anticiparlo è il Financial Times, secondo cui la società che controlla TikTok e  DouYin (versione in mandarino dell’app per la pubblicazione di mini-video) potrebbe arrivare all’Ipo nel quarto trimestre del 2021 o all’inizio del 2022, superando tutti i problemi che le derivano da un quadro normativo sempre più restrittivo in Cina verso i colossi del Web nazionali.

Bytedance aveva già rinviato il proprio sbarco sul mercato azionario per affrontare al meglio tutte le questioni sulla sicurezza dei propri prodotti che erano stati evidenziati dalle authority di Pechino. La valutazione della “casa madre” di TikTok era a fine 2020 180 miliardi di dollari, dopo il boom che aveva portato a una valutazione da 300 miliardi di dollari soltanto sei mesi prima.

Da allora si sono susseguite una serie di vicende societarie, prima tra tutte le dimissioni del Ceo e co-founder Zhang Yiming, quinto “paperone” della Cina con un patrimonio stimato attorno ai 35,8 miliardi di dollari secondo Forbes.

Ma Bytedance non è l’unico colosso Usa che si sta preparando all’Ipo. Dopo il delisting da Wall Street potrebbe infatti tornare alle contrattazioni China Telecom, uno dei giganti delle Tlc di Pechino, che sarebbe però interessata a sbarcare sulla piazza finanziaria di Shangai, per una quotazione vicina agli 8 miliardi di dollari: potrebbe essere la più importante dell’anno per la borsa asiatica con i suoi 4,53 yuan per azione. China Telecom era stata cancellata dalla borsa di New York all’inizio dell’anno insieme a un gruppo di altre società cinesi in osservanza delle misure restrittive decise dall’amministrazione Trump, che aveva deciso di non consentire gli investimenti statunitensi su una serie di società cinesi coinvolte nel supporto alle attività militari di Pechino.

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