MANOVRA 2025

Web tax e criptovalute, marcia indietro del Governo? Pioggia di emendamenti



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Forza Italia punta a esentare dalla tassa digitale Rai, radio, tv e testate online. Fratelli d’Italia e Lega presentano proposte per bloccare l’aumento della tassazione sui profitti delle criptovalute

Pubblicato il 12 nov 2024



Parlamento – Montecitorio – Camera dei Deputati

Dalla modifica della web tax allo stop all’aumento della tassazione sulle criptovalute: scende una pioggia di emendamenti sulla manovra 2025 e, come da previsione, i due temi “tecnologici” si rivelano particolarmente caldi. Preludio a una marcia indietro del Governo?

Gli emendamenti depositati alla commissione Bilancio di Montecitorio entro la scadenza sono 4.562, molti più dei circa 3mila dello scorso anno, quando però alla maggioranza era stato imposto il divieto a presentare proposte di modifica. Il grosso delle proposte arriva dalle opposizioni: il più prolifico è il M5s con oltre 1.200 emendamenti, seguito da Pd (992) e Avs (352). La maggioranza si rifà quest’anno presentando poco più di un quarto di tutte le proposte: dei circa 1.200 emendamenti del centrodestra, sono FI e Lega i protagonisti (501 degli azzurri e 428 del partito di via Bellerio); segue FdI (190, meno di due proposte a deputato) e Noi Moderati (142).

Pressing della Lega sulle criptovalute

Nel pacchetto di emendamenti della Lega spicca il pressing sulla tassazione delle criptovalute: l’obiettivo principale sarebbe quello di cancellare l’incremento al 42% dell’aliquota previsto in manovra. In alternativa, la proposta di mediazione è per un un mini-aumento, arrivando dall’attuale 26% al 28%.

Intanto arriva lo stop della commissione Bilancio del Senato all’emendamento di Fratelli d’Italia, a prima firma della senatrice Francesca Tubetti, per inserire criptovalute e rimesse in denaro con money transfer nel calcolo dell’Isee.

Web tax: Forza Italia in prima linea

Forza Italia invece si fa sentire presentando un corposo pacchetto di emendamenti sull’editoria, che contiene anche l’esenzione dalla web tax della Rai, ma anche di tv radio e testate giornalistiche online. Forse un’implicita risposta al pressing che la Lega sta portando avanti per confermare anche nel 2025 il taglio del canone della televisione pubblica, su cui gli azzurri hanno già alzato un muro. Proposta, quella leghista, che ha superato intanto il vaglio delle ammissibilità.

Esentare dalla web tax “la concessionaria del servizio pubblico, i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici e i concessionari radiofonici soggetti alla giurisdizione italiana e gli editori di testate giornalistiche online registrate presso il Tribunale di competenza”: è quanto chiede Forza Italia. L’emendamento, in particolare, prevede l’eliminazione dell’estensione verso il basso della web tax per mantenerla solo per i così detti giganti del web che fatturano almeno 750 milioni di euro all’anno. L’esenzione – viene spiegato – opererebbe quindi “per RAI, Mediaset, Sky e altri operatori del settore nonché per le testate giornalistiche online”.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nei giorni scorsi – quando già era chiaro che in Parlamento sul tema sarebbe stata battaglia – aveva insistito sulla “nuova” web tax. E aveva spiegato il motivo dell’abbattimento dei tetti – almeno 750 milioni di euro a livello globale e ricavi da servizi digitali non inferiore 5,5 milioni in Italia – a valle del quale ad essere obbligate al pagamento dell’imposta sarebbero anche le pmi.

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