Le emissioni generate dalla componente tecnologica delle aziende sono molto più consistenti di quanto comunemente si creda. E il settore delle comunicazioni, dei media e dei servizi è quello che contribuisce maggiormente alle emissioni di gas serra legate alla tecnologia rispetto agli altri settori.
Ad affermarlo è il report “The green IT revolution: a blueprint for CIOs to combat climate change” a cura di McKinsey & Company. L’indagine, partendo dall’analisi della quantità di emissioni di carbonio prodotte dalla componente tecnologica delle aziende (intesa come end-user device, data center, cloud, software, IT services, internal services e telecom), suggerisce anche delle pratiche che le organizzazioni potrebbero mettere in atto per ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Dall’IT aziendale l’1% delle emissioni globali
L’analisi rivela che la tecnologia aziendale è responsabile dell’emissione di circa 350-400 Mt CO2e (megatoni di gas equivalenti a CO2), pari a circa l’1% delle emissioni totali di gas serra a livello globale, circa la metà di quanto emettono l’aviazione o il trasporto marittimo, e l’equivalente del carbonio totale emesso dall’intero Regno Unito.
In questo quadro, il maggior responsabile delle emissioni di carbonio sono gli end-user device, non i data center on-premise. Gli end-user device (laptop, tablet, smartphone e stampanti) generano infatti a livello globale 1,5 – 2,0 volte più emissioni di carbonio rispetto ai data center. Gli smartphone hanno un ciclo di aggiornamento medio di 2 anni, i laptop di 4 anni e le stampanti di 5 anni, mentre i server vengono sostituiti in media ogni 5 anni, anche se il 19% delle organizzazioni aspetta più di questo tempo. Le emissioni prodotte dai dispositivi degli utenti finali, sono destinate ad aumentare del 12,8% all’anno.
Opzioni a basso costo/alto impatto per ridurre le emissioni
Molti CIO pensano agli investimenti necessari per sostituire gli articoli o aggiornare le strutture quando si tratta di diventare ecologici. L’analisi McKinsey dimostra tuttavia che i CIO possono ottenere notevoli benefici in termini di emissioni di anidride carbonica senza effettuare investimenti significativi e, in alcuni casi, possono addirittura risparmiare denaro.
Complessivamente, ad esempio, il 50-60% delle emissioni legate ai dispositivi dell’utente finale può essere affrontato attraverso cambiamenti dal punto di vista dell’approvvigionamento, come l’acquisto di dispositivi più ecologici, l’acquisto di un minor numero di dispositivi per persona e l’estensione del ciclo di vita di ciascun dispositivo.
Inoltre le aziende possono impegnarsi di più nel riciclo dei propri dispositivi (l’89% delle organizzazioni ricicla meno del 10% del proprio hardware). Con una migrazione ponderata e un utilizzo ottimizzato del cloud, le aziende potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica dei loro data center di oltre il 55% o di circa 40 megatoni di CO2e a livello mondiale, l’equivalente delle emissioni di anidride carbonica della Svizzera.
Determinazione di un Green ROI
Tra le azioni che le aziende dovrebbero mettere in campo anche la determinazione di un Green ROI, un sistema di metriche che consenta di misurare il costo per tonnellata di carbonio risparmiata (tenendo conto anche dei costi risparmiati). I modelli più sofisticati includono il calcolo delle emissioni dell’intero ciclo di vita, come la produzione, il trasporto e lo smaltimento.
I CIO possono valutare inoltre fornitori e produttori di tecnologie rispetto a quanto sono avanzati nel riciclo e nel ricondizionamento dell’elettronica, nella progettazione di componenti circolari, nell’estensione del ciclo di vita dei prodotti tramite un design migliore, una produzione di qualità superiore, materiali più robusti, nell’offerta di servizi di riparazione e nella rivendita ai consumatori.