Lo smart working ha permesso di risparmiare tonnellate di CO2 in Europa e potrà continuare a contribuire all’abbattimento delle emissioni equininanti anche nello scenario post-Covid di lungo periodo. L’Italia è il Paese che durante la pandemia ha ridotto di più la generazione di CO2 grazie al lavoro remoto, ma per sfruttare l’opportunità di continuare a diminuire il nostro impatto ambientale occorrerà modernizzare gli uffici, le case edifici e il parco auto. Saranno fondamentali la connettività in fibra e in 5G, le smart grid, la mobilità elettrica e il ricorso a fonti di energia rinnovabili. È quanto emerge dallo studio condotto dallo studio sull’Homeworking condotto da Carbon Trust per conto di Vodafone Institute for Society and Communication.
Il report analizza l’abbattimento di CO2 legato al lavoro remoto prima, durante e dopo la pandemia e traccia previsioni sull’abbattimento delle emissioni che sono possibili con il nuovo modo di lavorare nel futuro post-Covid in sei Paesi: Italia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Svezia e Regno Unito.
Le aree analizzate che risentono della riduzione dell’inquinamento atmosferico sono: gli spostamenti casa-ufficio, il traffico di automobili e mezzi pubblici, consumi di energia in ambiente domestico. Il trasferimento dati su Internet viene invece considerata una fonte meno rilevante di consumo energetico e generazione di CO2.
In tutti i Paesi studiati, il periodo di pandemia ha permesso – come è immaginabile –un abbattimento complessivo delle emissioni di CO2 grazie alla drastica riduzione degli spostamenti. Questo vantaggio ha superato di gran lunga la maggiore generazione di biossido di carbonio dovuta agli aumentati consumi domestici.
L’Italia ha ottenuto una riduzione annua di 1.861 chili di CO2 per smart worker nel corso della pandemia, molto più degli altri Paesi studiati. Ci segue la Germania, con 1.144 chili annui risparmiati. Spagna e Uk si equivalgono (890 chili e 889 chili in meno rispettivamente); chiudono la classifica la Repubblica Ceca (270 chili) e la Svezia (243 chili di CO2 annua risparmiata per lavoratore remoto).
Italia, edifici troppo energivori
L’Italia ha risparmiato così tanta CO2 soprattutto perché gli uffici erano chiusi. Le emissioni degli edifici si sono abbattute di 1.988 chili annui per lavoratore remoto, quelle legatie agli spostamenti sono scese di 215 chili, mentre le emissioni aggiuntive delle case ammontano a 776 chili annui. L’Italia è il Paese in cui il risparmio di CO2 dagli edifici è più alto in paragone all’impatto degli spostamenti in auto. La Germania è il Paese che più ha beneficiato del traffico ridotto: -816 chili di CO2 annua per lavoratore remoto durante la pandemia.
È chiaro che nel nostro Paese l’inefficienza energetica degli edifici è il primo fattore che impatta l’inquinamento atmosferico. Un Paese come la Svezia che ha risparmiato così poca CO2 rispetto agli altri non è affatto meno green: al contrario, ha già reso gli edifici sostenibili (per il riscaldamento vengono utilizzate in gran parte fonti a basse emissioni). L’Italia dipende ancora molto dai derivati del petrolio per il riscaldamento e ciò rende i nostri uffici i più energivori tra i Paesi studiati, che usano la metà del gas che usiamo noi per questo scopo.
Il post-Covid, il risparmio energetico dell’hybrid working
Nello scenario futuro la Germania ha il maggior potenziale di risparmio di CO2 (12 MtCO2e/anno), come effetto dell’elevato numero di occupati e anche di occupati che possono ricorrere allo smart working (39% del totale della forza lavoro). L’Italia è seconda, con un potenziale risparmio di 8,7 MtCO2e, equivalenti a 60 milioni di voli Londra-Berlino.
A livello individuale, il lavoratore remoto tedesco nello scenario post-Covid dopo il 2022 risparmierà ogni anno 700 kg di CO2e lavorando da casa 2,7 giorni a settimana, pari a 5 voli Londra-Berlino. L’Italia potrebbe fare anche di più, risparmiando la CO2 equivalente di 7 voli sulla stessa tratta (oltre 1000 kg di CO2e).
Più sostenibilità ambientale con 5G, smart grid e e-mobility
In base ai dati emersi il report esprime anche delle raccomandazioni per imprese e governi per incentivare l’hybrid working in modo da portare rapidamente avanti il processo di decarbonizzazione. Tra queste, accelerare il roll-out delle reti di nuova generazione per garantire a tutti connettività Internet veloce e affidabile, sia in città che nelle aree rurali; aumentare l’efficienza energetica degli edifici; incentivare l’uso dei veicoli elettrici sia a livello privato che nelle flotte aziendali; ripensare le reti elettriche in base al possibile spostamento della popolazione fuori dalle grandi città, promuovendo una supply chain energetica decentralizzata e che usa fonti rinnovabili e tecnologie smart.