Competenze che variano a ritmi sempre più serrati, tecnologia sempre più centrale sia nella progettazione organizzativa e sia nella selezione del personale, manager chiamati sempre più a ricoprire il ruolo di acceleratori dell’innovazione. Sono alcuni dei cambiamenti che vedremo nell’azienda 4.0 entro i prossimi dieci anni, secondo i manager e i responsabili Human Resource italiani. A dirlo è un’indagine mirata condotta da Sda Bocconi, nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca promosso da Aica in collaborazione con Aidp-Associazione per la direzione del personale e Aldai-Federmanager.
Nella percezione dei manager, in base alle risposte su un campione di manager e responsabili HR dei network Aidp e Aldai, l’introduzione delle nuove tecnologie digitali sposta sempre più le attività delle aziende (anche di tipo concettuale avanzato) verso processi altamente automatizzati. Il manager diventerà un progettista e acceleratore dell’innovazione: “In organizzazioni sempre più appiattite, la competenza manageriale sarà diffusa, ci saranno quindi tecnici manager in grado di coordinarsi in modo autorganizzato tra loro. In sostanza uno spostamento dalla gestione delle persone alla innovazione e gestione dei processi”, spiega Alfredo Biffi, Sda Professor e coordinatore della ricerca. Capacità e abilità tipicamente manageriali saranno diffuse orizzontalmente nella struttura aziendale: la specializzazione tende a orientarsi verso un management creativo e di innovazione e meno di gestione, dove la componente di trasversalità nell’impiego della tecnologia ha il sopravvento su quella della specificità di un elemento del processo.
È convinzione quasi unanime dei manager HR che la progettazione organizzativa punterà decisamente all’impiego delle tecnologie (92%) e che aumenterà il peso attribuito alle competenze tecnologiche nel bilancio complessivo delle competenze della persona (84%), che avranno un ritmo di cambiamento e di obsolescenza sempre più rapido. Anche la Direzione del personale modificherà il suo ruolo: i manager di questa funzione prevedono di essere sempre più coinvolti in attività di gestione del cambiamento, sviluppo dell’apprendimento continuo e selezione delle persone anziché di gestione delle relazioni sindacali o razionalizzazione degli organici.
“La digitalizzazione dei processi aziendali ha un’accelerazione senza precedenti, che va affrontata a livello di sistema per non rischiare di essere travolti dalle tecnologie anziché governarle – dice Umberto Frigelli, coordinatore nazionale Centro Ricerche Aidp – La tecnologia presenta aspetti di grande attrazione ma anche forti di rischi di sostituzione del lavoro umano in molti processi operativi. È necessaria maggiore attenzione politica a questi fenomeni e al loro impatto sociale, a partire da una formazione scolastica e universitaria che produce tassi di laureati troppo bassi ed è ancora troppo staccata da questa realtà. La responsabilità di formare le persone in modo coerente alle sfide in corso continua a ricadere sulle organizzazioni”.
“Il lavoro manageriale nel tempo ha assunto connotazioni chiare più volte analizzate, modellizzate e divulgate – afferma Romano Ambrogi, presidente di Aldai-Federmanager – In particolare il compito del “dirigere” è stato uno dei capisaldi del ruolo manageriale: l’idea è quella di una persona che guida, con stili magari diversi ma spesso al contempo efficaci, altre persone nella direzione necessaria all’ottenimento di obiettivi formalmente pianificati e comunque concordati. Negli ultimi quindici anni si sono verificati sviluppi tecnologici e crisi permanenti che hanno cambiando il modo di essere delle imprese e provocheranno effetti dirompenti sulla quantità e qualità del lavoro. Per questo, emerge chiaramente come il ruolo del manager diventi sempre più determinante in un contesto di grande evoluzione”.