Industria 4.0, necessario avviare la fase 2 con l’integrazione di tecnologie all’avanguardia come AI e blockchain. E’ questa la ricetta per lo sviluppo delineata dal presidente di Confindustria Digitale, Elio Catania, in occasione dell’Industry 4.0 360 Summit.
“Se vogliamo ora allargare la platea delle imprese coinvolte è imperativo che si potenzi questo modello, che deve assumere una caratteristica strutturale, di sostegno dell’innovazione dell’intera economia italiana”, ha detto Catania precisando che l’associazione ha presentato al governo un pacchetto di misure ad hoc.
“Oltre a prevedere la proroga degli incentivi di iper e superammortamento sui macchinari 4.0 e del credito d’imposta per la formazione – ha spiegato – si introduce l’iperdeducibilità per i costi dei servizi cloud computing, cybersecurity e system integration”.
Per Catania serve “aiutare le aziende ad integrare le tecnologie con la sensoristica, connettere e interconnettere le macchine alla rete. A far maturare progetti di intelligenza artificiale, blockchain, cybersecurity. Di Open Innovation su cui basare i nuovi modelli di filiera in cui mettere in rete le Pmi”.
“Industria 4.0 ha funzionato perché è nato dalla stretta collaborazione fra leadership pubblica e privata, ha rimesso al centro della politica economica l’industria manifatturiera, il nostro asset produttivo più importante – ha ricordato il manager – La sua formula valorizza i fattori dell’innovazione: la collaborazione, la capacità di leadership, gli investimenti, la formazione. E’ stata inoltre accompagnata da un gran lavoro di informazione e formazione sul territorio. Ha puntato a creare intorno alle aziende sostegni e stimoli all’innovazione con i Digital innovation hub e i Competence Center”.
Va ampliata anche la portata degli interventi per far evolvere l’ecosistema esterno. Perché la fabbrica 4.0 travalica i confini dei capannoni, richiedendo infrastrutture capaci e veloci, una logistica integrata e intelligente, un sistema formativo in grado di offrire le nuove competenze, un sistema della ricerca collaborativo e una PA più semplice e più efficiente.
“Ecco sulla PA, mi sembra che la ministra Bongiorno abbia individuato bene la centralità della riorganizzazione dei processi che sta alla base della trasformazione digitale. Su questo riceverà tutto il nostro appoggio e contributo – ha concluso – Per questo mi permetto di suggerire che non serve un Commissario tecnico per la PA digitale, ma un capo politico, lo stesso ministro, che metta al centro della sua azione di governo, la trasformazione e semplificazione dell’apparato pubblico. Serve, invece, un Commissario per il paese digitale. Oggi abbiamo tante isole di eccellenza, ma l’innovazione non riesce a entrare nel Dna del del nostro paese, a diventare un fattore sistemico per la crescita e la sua trasformazione”.
Per Catania tale figura “deve aiutare il Paese a superare la falsa contrapposizione di interessi fra settori, lavori, competenze, tradizionali e non. Deve portare l’intero Paese a trarre valore dall’innovazione in termini di nuove opportunità per l’economia, l’occupazione, la cultura, il welfare, l’amministrazione della cosa pubblica”.