IL REPORT

Competenze digitali driver di rilancio dell’automotive italiano

Una indagine condotta da Deloitte, in collaborazione con il Politecnico di Milano ed il supporto di Anfia, fa luce su sentiment e tendenze nella filiera: per il 77% delle imprese prioritario investire nel capitale umano. Automazione cruciale per lo sviluppo del business per il 67%. Ma preoccupano i costi di produzione

Pubblicato il 08 Lug 2022

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Sviluppo del capitale umano attraverso l’acquisizione di competenze e know how, innovazione, R&D: sembrano esser soprattutto queste le priorità gestionali delle imprese del settore Automotive in Italia, nel quale più di 7 aziende su 10 (72%) stanno investendo nel potenziamento tecnologico 4.0 dei propri asset e in attività di pianificazione strategica pluriennale che, a fronte delle continue evoluzioni del contesto esterno, consentano di mantenere una vision e un percorso di sviluppo coerente nel lungo periodo.

Sono le tendenze suggerite da “Automotive Suppliers Survey 2022”, una ricerca presentata oggi e condotta da Deloitte con il contributo scientifico del Politecnico di Milano e il supporto dell’ANFIA, Associazione Nazionale della Filiera Italiana Automotive, con l’obiettivo di delineare il sentiment e la percezione delle imprese italiane di componentistica riguardo alle prospettive di ripresa e rilancio della filiera Automotive.

Ripensare strategie e modelli di business

Dato l’effetto congiunto di eventi socio-economici imprevisti e dirompenti, che si aggiungono ai cambiamenti strutturali del mercato e alle trasformazioni radicali sotto il profilo tecnologico, le imprese della filiera sono chiamate a ripensare a fondo le proprie strategie e modelli di business, al fine di mantenere competitività in un contesto mutevole” ha affermato a margine della presentazione Franco Orsogna, Partner Deloitte Italia.

Quasi il 70% delle imprese ha identificato nelle nuove tecnologie di processo e automazione delle componenti essenziali per il rilancio della filiera, e quasi nove imprese su dieci (86%) considerano lo sviluppo del capitale umano – con l’acquisizione di nuove competenze e know how – una priorità gestionale su cui investire, seguita dagli investimenti in R&D (84%). “Per affrontare con successo il cambiamento in atto, occorre dunque puntare sugli elementi distintivi e sui fattori di eccellenza del Made in Italy, a partire dallo sviluppo del capitale umano, del patrimonio di competenze e dei talenti”, ha proseguito nell’analisi Orsogna.

I numerosi shock sullo scenario internazionale hanno poi amplificato i potenziali fattori di criticità, delineando un quadro destinato a diventare più complesso e interdipendente a livello sia globale sia cross-settoriale. “Le sfide sono molteplici e interconnesse, ma al tempo stesso l’industria Automotive può sfruttare un’occasione di rilancio senza precedenti anche grazie ai fondi PNRR e NGEU. La filiera italiana è chiamata riconquistare un ruolo da protagonista tramite un approccio strategico basato su una logica di stretta collaborazione fra i diversi player della value-chain, e su una prospettiva di crescita di lungo periodo” ha concluso Orsogna.

Le preoccupazioni delle imprese

Dal punto di vista delle nuove sfide, quindi, la quasi totalità delle imprese (92%) concorda nel porre al primo posto fra le preoccupazioni l’aumento dei costi di produzione ma in prospettiva futura risultano prioritarie anche le sfide della sostenibilità e dell’economia circolare (55%), l’aumento dei costi di trasporto e della logistica (50%). Sul fronte tecnologico preoccupa il passaggio verso un’elettrificazione completa del powertrain dei veicoli (64%), destinato a causare una progressiva contrazione dei volumi di vendita di componenti relativi ai tradizionali motori benzina/diesel (57%). Viene inoltre identificato un rischio derivante dalle dinamiche geopolitiche, che potrebbe stimolare misure restrittive e protezionistiche (66%).

Rilancio post covid

Dalle risposte raccolte emerge ottimismo sulle prospettive di rilancio post-Covid, confermato dal fatto che circa la metà delle imprese (49%) considera di trovarsi già in una “fase di rilancio”, col completo superamento della crisi pandemica e l’attuazione di un piano strategico volto a rafforzare la capacità di resilienza futura. Ciò nonostante, il 51% delle imprese riconosce di non essere ancora riuscita a tornare pienamente ai livelli pre-Covid, e di queste un terzo (33%) però dichiara di aver lasciato alle spalle la fase emergenziale.

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