“E’ necessario prevedere investimenti per la digitalizzazione del settore edile, nonché accrescere il livello formativo dei soggetti coinvolti”. Lo ha detto il presidente dell’Ance Claudio De Albertis in audizione alla commissione Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva su “Industria 4.0”.
“Per il settore delle costruzioni l’Industria 4.0 (o forse si potrebbe dire Edilizia 4.0) è sinonimo di un cambiamento radicale del modello di filiera che abbandoni l’individualismo tra i diversi soggetti per passare a un nuovo rapporto basato sull’integrazione collaborativa”, ha detto De Albertis.
L’Italia, ha evidenziato, è “in notevole ritardo rispetto ai suoi competitor internazionali ed europei” sull’utilizzo del Bim (Building Information Modeling), lo strumento che permette la gestione integrata e informatizzata delle attività. “Il Bim è una rivoluzione possibile”, ha detto De Albertis, e serve “una vera e propria strategia nazionale per il Bim da adottare a livello governativo”.
De Albertis ha spiegato che “in modalità Bim si eseguono oggi le più importanti opere di ingegneria ed architettura del mondo”. L’Italia, invece, è in ritardo, come evidenzia un’indagine dell’Ance: “nel 70% circa delle associazioni territoriali c’è una conoscenza di base di che cosa sia il Bim, ma tale percentuale si riduce drasticamente quando viene indicato il numero di imprese che lo utilizzano realmente. In media solo 4 associazioni su 10 hanno comunicato che ci sono sul proprio territorio imprese (poche) che adottano il Bim, soprattutto di medio-grandi dimensioni. Non va meglio, anzi va molto peggio sul lato committenza, sia pubblica che privata: qui l’interesse e la conoscenza del Bim sono molto bassi o addirittura nulli per il 76% delle realtà territoriali”.
Su questo, secondo De Albertis, serve uno stimolo pubblico e “per definire questa strategia può essere utile riferirsi a quanto sta accadendo sulla scena europea, dove il Bim è al centro delle policy di innovazione del settore edile”.