Migliori risultati di business, time-to-market accelerato, user experience più appagante per i clienti. Sono questi gli effetti tangibili della trasformazione digitale all’interno delle organizzazioni economiche. Lo dice lo studio Keeping score: why digital transformation matters realizzato da Coleman Parkes Research per CA Technologies coinvolgendo 1.770 manager – a cavallo di IT e divisioni aziendali strategiche – in 21 Paesi, tra cui anche l’Italia. Nella Penisola, in particolare, i rispondenti al sondaggio dichiarano di aver osservato in media una crescita del 30% dei ricavi provenienti da nuove fonti di business, un incremento del 33% della velocità di go-to-market e, nel 68% dei casi, un miglioramento della customer experience.
In termini di efficienza operativa viene registrato un aumento del 35% sui processi, in parallelo a un incremento della produttività del 36%. I costi dell’IT scendono del 32%, mentre migliora del 34% la qualità delle applicazioni sviluppate. Il 68% del campione italiano riporta inoltre dei benefici nella capacità di acquisire e fidelizzare il personale. In generale, si tratta di performance lievemente sottodimensionate rispetto a quelle segnalate, nel complesso, dai 695 responsabili dell’area Emea (con l’aggiunta del Sudafrica), ma comunque testimonianza di un impatto reale del digitale anche in un Paese che il più delle volte rappresenta il fanalino di coda nelle classifiche europee che analizzano competitività e innovazione. Anzi, paradossalmente, le imprese tricolore coinvolte nell’indagine si percepiscono molto innovative, più che in qualsiasi altro mercato della Regione (con un tasso dell’84% contro una media del 62%) e nutrono grande fiducia negli investimenti che le aiuteranno ad avanzare in questa direzione: circa il 73% dei rispondenti italiani si considera “abbastanza o nettamente avanti” rispetto alla concorrenza grazie a questi sforzi. Un dato che pone la Penisola alle spalle di Francia (85%) e Germania (84%), ma davanti a Paesi sulla carta decisamente più sviluppati del nostro, come Regno Unito, Paesi Bassi e Svezia.
Potere del cambiamento, ma anche indice di un fenomeno che secondo Otto Berkes, CTO di CA Technologies e autore del libro “Digitally remastered: building software into your business DNA”, è destinato a omogeneizzare questa spinta a prescindere dal Paese. “Le forze del mercato tendono a portare equilibrio, le capacità e le competenze sul fronte del digitale cresceranno, e anche i Paesi che hanno avuto inizi esitanti nel giro di cinque-dieci anni recupereranno terreno minimizzando il gap con realtà più avanzate. Merito del software, che non è mai stato tanto accessibile quanto lo è oggi”, ha spiegato Berkes parlando con CorCom a margine della conferenza di presentazione della ricerca che si è tenuta ieri a Londra. Il motore di questa trasformazione? “L’importanza crescente della Customer Experience, che sta portando la tecnologia, in particolar modo il software, al centro del modello di business di ogni azienda”. E per Marco Comastri, numero uno di CA Technologies EMEA, è l’IT ciò che può offrire risposte concrete alle esigenze strategiche delle organizzazioni che intendono offrire ai propri clienti servizi e strumenti attivi 24 ore su 24, sette giorni su sette. “Purché l’infrastruttura sia adattabile, resiliente, flessibile”, ha precisato il manager.
Gli elementi su cui le imprese italiane pongono maggiore attenzione sono per l’appunto l’adozione di tecnologie digitali per migliorare l’interazione con i clienti (92%), gli investimenti in personale con competenze adeguate (89%) e l’identificazione di una vision per una nuova azienda digitale (89%). “Che non significa solo dotare la struttura di tecnologie digitali”, ha detto Joe Peppard, Professor of the European School of Management & Technology, con cui CorCom ha avuto modo di parlare. “Bisogna prima di ogni altra cosa trovare un’unicità di scopo per l’intera organizzazione e focalizzare tutte le risorse verso l’obiettivo comune. La tecnologia, da questo punto di vista, è solo l’abilitatore di un cambiamento che deve essere innanzitutto culturale e organizzativo. Considerando anche che presto il lato supply sarà interamente o quasi gestito via Cloud, occorre instillare nuova consapevolezza su ciascun livello dell’organigramma perché sia chiara – sul piano del procurement e non solo – la differenza che passa tra applicazioni consumer e applicazioni enterprise. Vedo ancora troppi manager che non tengono in adeguata considerazione questioni fondamentali come quelle della sicurezza e dell’integrazione, lasciando carta bianca ai vendor quando invece chi si considera leader dovrebbe esserlo anche sotto il profilo digitale”.
La ricetta suggerita dai risultati della ricerca commissionata da CA Technologies è chiara: a livello EMEA, dove la digital transformation ha prodotto gli effetti più significativi nei comparti dei trasporti, della logistica, delle TLC, del retail e dei servizi finanziari, le parole d’ordine sono Agile, DevOps (Development + Operations), API management e sicurezza. Se l’espansione di pratiche Agile ad aree che vanno oltre allo sviluppo software, coinvolgendo quindi l’intera struttura aziendale, contribuisce ad aumentare del 37% l’impatto della digital transformation sulle performance, l’integrazione un approccio DevOps può conferire al business una spinta del 26%, che può essere ulteriormente accresciuto del 37% dall’applicazione di un approccio a una gestione strutturata e sicura delle API. L’adozione infine di una strategia per la sicurezza basata sull’identità, attraverso strumenti di analytics contestuali e comportamentali e di approcci adattivi e predittivi per l’individuazione delle violazioni, genera un impatto positivo del 18%.