Il dibattito su quanto e come possa modificare il nostro sistema produttivo l’introduzione di soluzioni tecnologiche innovative basate sulle più evolute applicazioni che ci portano ad intravedere uno scenario di Industria 5.0 è avviato e determina, come in ogni fenomeno del genere umano, due fronti contrapposti, due “tifoserie” che a colpi di analisi, sondaggi e previsioni tracciano quello che ipotizzano essere il futuro della nostra società.
Non che non sia corretto porci il problema di come normalmente cambieranno le modalità di lavoro o non lavoro a fronte dell’uso sempre più intensivo delle cosiddette tecnologie abilitanti ma è pur vero che il progresso è sinonimo di crescita inarrestabile del genere umano. Senza rifarci all’era della invenzione della ruota o alla recente soppressione degli addetti all’accensione delle lampade a petrolio in seguito all’avvento dell’energia elettrica, dobbiamo constatare che il cammino dell’uomo è stato sempre proiettato nella direzione dell’esplorazione e delle scoperte di tutto ciò che poteva migliorare il proprio stato. E allora perché non dobbiamo vedere nelle nuove applicazioni e nelle nuove sperimentazioni il naturale istinto e la naturale propensione dell’essere intelligente a mettere a punto nuove soluzioni che siano in grado di far fare un passo in avanti alla nostra società?
Da varie fonti si traggono dati da cui si ipotizza che nei prossimi anni, l’introduzione di nuove tecnologie applicate ai processi produttivi, con particolare riferimento al settore manifatturiero, determinerà la soppressione di milioni di posti di lavoro con un saldo negativo rispetto a quelli che la cosiddetta “disruption industriale” riuscirà a generare. E’ la storia di sempre; ogni frattura tra sistemi consolidati e applicazioni innovative ha determinato momenti di crisi per poi favorire fasi di crescita e sviluppo. Insomma, la “fabbrica intelligente” altro non è che un sistema tecnologico ed organizzativo creato, presidiato e gestito dall’ “Operaio Intelligente”.Si tratta della naturale evoluzione del modo di produrre governato da chi ha immagazzinato e metabolizzato nuove competenze idonee a gestire i nuovi processi produttivi. Quelle competenze che applicate in contesti sempre più qualificati ed innovativi genereranno valore per la nostra società.
Biga data, IOT, Intelligenza artificiale, Cloud, 5G, Robot, sono solo alcune di quelle che qualcuno chiama “diavolerie tecnologiche” ma che invece,in maniera sempre più pervasiva, contribuiranno a migliorare la qualità della nostra vita. Non è forse grazie a questi nuovi strumenti ed applicazioni che si riusciranno ad eliminare devastanti malattie che ancora colpiscono il genere umano? Abbiamo davanti a noi smisurati campi di applicazione in cui sarà possibile, anzi obbligatorio, sperimentare le nuove soluzioni tecnologiche che ci offrirà il mercato; l’ambiente fra tutti.Crediamo che dovremmo accogliere, con ottimismo, ogni forma di innovazione e mettere in condizione le nuove generazioni di utilizzare, al meglio, le propria propensione di “Nativi Digitali”.