Tecnologie di connettività convergenti, IOT, Cloud e automazione. Ecco le nuove parole d’ordine per lo sviluppo di Huawei in Europa. Il Vecchio continente è forse il mercato più complesso da affrontare in questa fase di transizione dalla old alla digital economy. E le sfide provengono soprattutto dalla grande impresa, dove soluzioni legacy, complessità gestionale e dimensionamento costituiscono ostacoli non da poco alla crescita dell’Industry 4.0. Il termine, di conio tedesco, non è peregrino: la strategia del colosso dell’ICT è infatti stata presentata al CeBIT di Hannover, dove in questi giorni si sono dati appuntamento i principali fornitori di applicazioni e tecnologie B2B.
“Se il progetto funziona qui, possiamo replicarlo praticamente ovunque”, ha confermato Vincent Pang, presidente di Huawei Western Europe. Considerato anche il fatto che per questioni economiche e diplomatiche l’accesso al mercato nordamericano è per il momento sbarrato, il Vecchio continente ha tutte le ragioni per diventare il laboratorio a cielo aperto di soluzioni che presto potrebbero trovare sfogo anche nei Paesi emergenti. D’altra parte, per le imprese europee attivare collaborazioni e progetti di sviluppo congiunti di medio e lungo termine con Huawei significa farsi largo nella sconfinata piazza cinese. “Parliamo del mercato con il tasso di crescita più elevato per quanto riguarda l’IOT applicato alla produzione, con un programma nazionale simile a quello tedesco”, ha detto Peter Mohnen, CFO di Kuka, azienda specializzata in robotica che proprio in occasione del CeBIT si è alleata con Huawei per lo sviluppo di macchine intelligenti e connesse destinate al settore enterprise.
Quella con Kuka è solo una delle partnership strategiche siglate ad Hannover insieme a vendor provenienti dai più disparati settori dell’IT, dell’elettronica e dell’automazione. Portando su palco SAP e Intel, Huawei ha per esempio celebrato l’inaugurazione del nuovo Openlab di Monaco, un centro di ricerca che si inserirà nel network mondiale di strutture dedicate all’R&D (a cui collaborano circa 150 aziende) focalizzandosi sui temi dello smart energy, della connettività per l’automotive e della rivoluzione industriale innescata dall’analisi dei dati generati dai sensori. “La fabbrica del futuro sarà parte integrante di una realtà interamente connessa”, ha detto Ryan Ding, president Products & Solutions di Huawei. “Il nostro obiettivo è rendere affidabile ed efficiente il collegamento tra processi produttivi, mondo digitale e soprattutto big data”.
Va in questa direzione anche il roll out commerciale di Open Telekom Cloud, il servizio offerto da Deutsche Telekom su tecnologia Huawei annunciato un anno fa. Lo sforzo del gruppo cinese sul fronte delle macchine per i data center è testimoniato pure dalla presentazione del nuovo KunLun 9032, il primo server x86 a 32 socket al mondo, disegnato per gestire operazioni mission critical. Anche questa tecnologia è ancora una volta frutto delle collaborazioni con Intel, che ha fornito il chipset Xeon E7 v3, e con SAP: le nuove macchine, basate comunque su standard aperti, sono ottimizzate per gestire i carichi di lavoro di HANA e per affrontare i temi della sicurezza, della resilienza e delle performance posti dalle applicazioni Internet of things nei settori più delicati, come quello automobilistico, bancario ed energetico. Non a caso tra i clienti di Huawei in questo specifico ambito ci sono Mercedes, Volkswagen, Santander, ICBC, Cepsa e Sinopec.
Al CeBIT Huawei ha poi presentato la soluzione One Air, un trasmettitore di segnale Wi-Fi ed eLTE che sfrutta le frequenze non licenziate per portare una connessione broadband wireless in aree di 5-10 km di estensione. “È l’ideale per campus universitari, impianti logistici, e reti di distribuzione energetica o idrica innervate con lettori intelligenti”, ha spiegato a CorCom Norman Frisch, Head of Business Development Transport Solutions. “Sfruttando il narrowband e tecnologie di compressione della banda per l’invio dei dati necessari (e solo nel momento in cui sono necessari), l’efficienza di questi dispositivi permette di prolungare la vita delle batterie fino a dieci anni, indirizzando uno dei problemi principali dell’hardware IOT. Senza contare che grazie alla portata del segnale, ora basta creare un solo access point alla rete laddove con soluzioni tradizionali ne occorre una decina”. Il sistema è concepito, come detto, per valorizzare le infrastrutture in cui robotica e smart metering la faranno da padrone. Attraverso la collaborazione con 79 partner, Huawei è in grado di proporre un’offerta end-to-end, che comprende persino la fornitura di chip da applicare agli oggetti che si intende connettere. “A prezzi estremamente contenuti, visto che li produciamo noi”, ha detto Firsch mostrando con orgoglio una lamella metallica poco più grande di una scheda SIM.
Ci sono novità, infine, anche per l’Italia. Ieri ad Hannover è stato siglato un Memorandum of Understanding tra Huawei, Regione Autonoma della Sardegna e il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna (CRS4) per la creazione di un laboratorio di innovazione congiunta a Pula (CA), presso la sede dell’istituto. Il nuovo polo investirà nei progetti di ricerca Smart & Safe City (un tema estremamente caro a Yan Lida, Rotating CEO di Huawei, che ha tenuto un keynote ad hoc) e in linea con gli obiettivi prefissati da Horizon 2020, dal Framework Programme for Research and Innovation dell’Unione Europea e dal programma di sviluppo regionale della Regione Sardegna denominato Smart Specialization Strategy (S3). “Nell’immediato, lo scopo è dare vita a una piattaforma aperta per la raccolta e l’elaborazione di dati a cui potranno attingere amministrazioni locali, imprese e cittadini che intendono sviluppare servizi e applicazioni Smart City”, ha spiegato a CorCom Edward Chan, CEO di Huawei Italia, precisando che tra gli ingredienti principali di questo progetto ci saranno il coinvolgimento dei partner locali e la connettività LTE su soluzioni di quinta generazione.