Potenziare Industria 4.0. L’appello arriva dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in occasione dell’assemblea generale. “Industria 4.0 era ed è, se la
ripristiniamo integralmente – e, anzi, la potenziamo rendendola
incentivo strutturale e non a tempo – la via maestra da seguire per
vimcere la doppia sfida della transizione verde e digitale”, ha evidenziato. Come? “Con un’applicazione sempre più estesa di Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, algoritmi e automazione industriale, big data condivisi nelle filiere e utilizzati in tempo reale per customizzare i prodotti seguendo in tempo reale gli scostamenti di una domanda, interna ed estera, diventata tanto oscillante e imprevedibile”.
Quella digitale e quella green, ha aggiunto Bonomi, sono sfide “che obbligano ogni perimetro e modello organizzativo d’impresa a ripensare radicalmente investimenti e costi, capitale fisico e immateriale, competenze e professionalità necessarie per realizzare la transizione nei modi e tempi che oggi ci sono imposti. E questo, nelle condizioni attuali di aggravi di costo così enormi, rischia di creare molti effetti negativi per interi settori dell’industria e per i relativi occupati”.
Il nodo competenze
”Perché il lavoro italiano non riesce a essere più solidale? – si è chiesto Bonomi – Perché nel tempo si sono create fratture sempre più profonde. Molto più profonde di quanto non avvenisse ai tempi dei nostri padri. E non sono le fratture ‘di classe’ del vecchio mondo fordista. Sono innanzitutto le fratture che abbiamo già richiamato. Quella tra i pochi che hanno le competenze adeguate e i più a cui mancano e che rischiano di restare indietro nell’impatto fortissimo che le rivoluzioni tecnologiche imprimono alla nostra società. Poi ci sono altre tre fratture: quella tra generazioni, quella tra i generi e quella tra territori”.
Competenze digitali, i dati del Desi
Dagli indicatori dell’ultimo Desi emerge che l’Italia sta colmando il divario rispetto all’Unione europea in fatto di competenze digitali di base; ancor oggi però oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di queste nozioni essenziali. La percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’Ue le prospettive per il futuro sono indebolite dai modesti tassi di iscrizione e laurea nel settore delle Ict. La Commissione scrive che “è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali”. Nella classifica relativa alle competenze digitali di base siamo quartultimi, peggio di noi solo Polonia, Bulgaria e Romania.