La fabbrica è sempre più smart. Ma ancora non incoraggia i giovani. Emerge dalle analisi presentate da Mecspe in occasione dell’apertura della 18esima edizione della fiera di riferimento del manifatturiero 4.0 (in programma a Fiere di Parma da oggi al 30 marzo), che traccia una fotografia su nuove tecnologie, giovani, formazione e lavori del futuro.
Secondo l’Osservatorio Mecspe Italia relativo al II semestre 2018, AI, realtà aumentata e realtà virtuale stanno aprendo scenari che cambieranno il modo di lavorare, fino a prospettare la nascita di team di lavoro misti, composti da uomini e tecnologie intelligenti.
La pensa così il 43% delle Pmi italiane del manifatturiero, che hanno già adottato o intendono introdurre entro il 2019 tecnologie e processi innovativi tra cui rientrano anche sicurezza informatica, cloud computing, robotica collaborativa e Iot.
Gli investimenti in formazione rappresentano per il 49% degli imprenditori la leva migliore per valorizzare il capitale umano.
Ma resiste fra i giovani lo “stereotipo”, soprattutto fra i giovani – scrive Mecspe – che vedono il lavoro in fabbrica faticoso e manuale (64%), ripetitivo, poco creativo e che lascia poco spazio alla realizzazione personale (48%), poco riconosciuto socialmente (41%) e un luogo tecnologicamente arretrato (29%), rendendo di fatto difficile – riferisce un’analisi di Blueeggs – il reperimento di profili specializzati da parte delle aziende.
Secondo il 29% degli imprenditori ad influire è l’immaginario dell’azienda manifatturiera come luogo “tecnologicamente arretrato”, e riconduce ai fattori poco appealing l’idea che gli spazi e i tempi di lavoro siano a “orari fissi e vincolanti”, lontani quindi dall’attuale stile di vita più orientato alla flessibilità e allo smart working.
8 aziende su 10 credono nella trasformazione digitale avvenuta in questi anni. Anche nel 2019 si punterà su nuove tecnologie abilitanti, continuando nella direzione che vede perlopiù già introdotte la sicurezza informatica (74%), la connettività (60%), il cloud computing (33%) e la robotica collaborativa (28%), e su ricerca e innovazione su cui il 61% delle aziende investirà fino al 10% del fatturato.
L’università, così come gli Istituti tecnici e le scuole professionali, rimangono riferimenti cruciali nella ricerca di nuove professionalità che facciano fronte alle sfide dell’Industria 4.0, preferiti rispettivamente dal 35%, dal 34% e dal 28% degli imprenditori, secondo cui la tecnologia ha sì un ruolo di primo piano, ma solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un cambiamento culturale (46%).
“Ci troviamo in uno scenario in cui, entro il 2030, parlare di digital skills sarà la priorità e i profili specializzati più ricercati saranno figure come l’ingegnere robotico, i programmatori di intelligenze artificiali, gli specialisti dei big data o dell’Iot –commenta Maruska Sabato, Project Manager di Mecspe –. Per questo anche nell’edizione 2019 prevediamo iniziative volte ad avvicinare cultura e conoscenza applicata”: in particolare la fiera prevede uno spazio “Young & Career”, riservato alle aziende espositrici impegnate nella ricerca e selezione di giovani specializzati.
Rispetto al piano Industria 4.0 il 42% degli imprenditori valuta le misure positivamente, il 43% le giudica discrete ma non ancora sufficienti, mentre l’11% ha una visione negativa e avrebbe preferito un piano maggiormente strutturato. Il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (80%), così come la proroga dell’iper-ammortamento di macchinari e infrastrutture funzionali alla digitalizzazione(79%), i bonus alla formazione 4.0 (71%), la Nuova Sabatini (67%) e gli incentivi agli investimenti in startup innovative (51%) sono considerate le iniziative più rilevanti previste per incentivare la diffusione dell’Industria 4.0.