STRATEGIE

Industria 4.0, Azzola (Cgil): “Serve un sindacato al passo col digitale”

Il segretario della Cgil Roma e Lazio: “Dobbiamo riorganizzare i modelli di rappresentanza: se non lo faremo ci saranno intere fasce di lavoratori che non riusciremo a intercettare”

Pubblicato il 28 Ott 2016

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“Industria 4.0? C’è un ritardo a livello nazionale nell’affrontare questi temi ma il ritardo è stato cumulato anche all’interno della nostra organizzazione. Spesso e volentieri li demonizziamo, ma dobbiamo essere consapevoli che una rivoluzione che toccherà anche la pubblica amministrazione e i servizi impatterà moltissimo sul mondo del lavoro e sui cittadini”. Così, il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola, intervenuto al convegno “Tempi moderni. Il lavoro nell’era digitale” tenutosi stamattina presso la Cgil Roma e Lazio.

“Noi siamo abituati a considerare questi temi come marginali e poco importanti per le dinamiche produttive – continua Azzola – A lungo abbiamo pensato che le grandi imprese fossero quelle su cui puntare per rilanciare l’insieme della forza paese. Ora ci aspetta un compito arduo e ingrato non solo perché non possiamo più permetterci di essere distratti, ma perché dobbiamo far crescere nel paese una cultura che vada in questa direzione, una cultura che in questo momento non c’è. Penso alla Legge di Stabilità: al di là dei titoli e degli slogan sull’industria 4.0, un modello che inizia a progettare quel futuro non c’è. Per quanto ci riguarda dobbiamo provare a immaginare modelli di rappresentanza diversi da quello che abbiamo conosciuto negli anni passati perché mai come adesso, se vogliamo provare unire il lavoro, dobbiamo impegnarci a diversificarli”.

“Le imprese che stanno nascendo non hanno nulla a che fare con quelle del passato e non è possibile pensare di tarare modelli che hanno una storia e una cultura su aziende nuove che svolgono attività nuove con modelli produttivi e organizzativi completamente diversi. Dobbiamo iniziare a organizzarci per stare al passo con la rivoluzione digitale: se non lo faremo ci saranno intere fasce di lavoratori che non riusciremo a intercettare. Il compito che ci spetta è faticoso perché seguire le rivoluzioni industriali e digitali richiede lo sforzo di un’intera organizzazione – evidenzia il sindacalista – La Cgil nazionale ha messo in piedi i primi percorsi, ma ora tutto ciò va trasmesso all’intero corpo dell’organizzazione. Noi siamo bravissimi a gestire le macerie: ora dobbiamo iniziare a giocare d’anticipo. Dobbiamo capire che cosa succede nella nostra regione sapendo che abbiamo una pubblica amministrazione complessa e un sistema cittadino ingarbugliato. E dobbiamo ingegnarci a prevedere le ricadute della rivoluzione digitale sul Lazio per obbligare la politica a cimentarsi su questi temi, provando ad alimentare un effetto shock che obblighi ad aprire una discussione”.

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