“C’è da fare ancora tantissimo. Siamo soltanto agli inizi. Il piano Industria 4.0 è un buon esempio che il lavoro congiunto imprese-istituzioni porta a dei risultati”. Lo dice Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, commentando i dati annunciati dai ministri Calenda, Padoan, Poletti e Fedeli sul piano 2017 e le prospettive per il 2018.
Catania, il ministro Calenda vi ha riconosciuto un ruolo deisivo con i digital innovation hub per la diffusione della conoscenza di Industria 4.0 tra gli imprenditori sul territorio. A che punto siamo oggi?
La prima fase la stiamo facendo, è quella di portare conoscenza. Ma la cosa importante è che queste iniziative di incentivo non sono iniziative transitorie, sono profonde e strutturali. Stiamo ridisegnando l’economia del Paese, ci accompagneranno per molti anni. Questa serie di ottime iniziative che il governo ha messo in campo e che sono state indicate oggi non solo dal ministro Calenda devono avere logica strutturale e continua, a supporto della trasformazione delle imprese e dell’economia”.
Le note dolenti: venture capital e competence center: perché non sono stati centrati gli obiettivi?
Dal mio punto di vista la spiegazione è molto semplice: il venture capital ha senso se le piccole imprese e le startup che nascono, e in Italia ce ne sono tante, hanno una exit. Hanno cioè una prospettiva di sviluppo. La vera soluzione, essendo il nostro Paese fatto di piccole imprese, è che startup e Pmi si incontrino, per diventare il braccio di ricerca e sviluppo dell’economia. Questo è il lavoro che stiamo facedo in casa nostra in Confindustria, con i digital innovation hub, facendo incontrare le startup sul territorio con le imprese sul territorio. Se noi diamo alle startup italiane una visione, una possibilità di sviluppo, vedrà che i capitali fluiranno.
Da industria 4.0 a impresa 4.0. Come valuta questo “passaggio”?
E’ giusto così, perché in effetti parlare di industria 4.0 era giusto nella fase in cui l’industria manifatturiera aveva bisogno di questa spinta, ma è evidente che è l’intera economia che ha bisogno della trasformazione digitale. E’ un passaggio naturale che condividiamo in pieno.