Industria 4.0, ecco perché gli incentivi vanno estesi al software

Confindustria Digitale e Assinform lavorano con il Mise all’ampliamento degli orizzonti della manovra. “Serve connubio hardware-software per soddisfare gli obiettivi governativi”

Pubblicato il 14 Ott 2016

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Mettere nero su bianco nel Def i 13 miliardi di incentivi fiscali. Ridefinire i perimetri delle soluzioni incentivabili attraverso il superammortamento, allargando l’orizzonte al software. Velocizzare i tempi di attuazione. Sono queste secondo Assinform le tre condizioni necessarie e imprescindibili affinché il Piano Industria 4.0 non solo entri nel vivo, ma sia in grado di sortire gli effetti auspicati dallo stesso Mise, in primis la (ri)messa in moto dell’economia industriale italiana. L’associazione di Confindustria accende i riflettori sul lavoro ancora da fare: “Il dialogo con il Mise è aperto e deve essere consolidato”, sottolinea il presidente dell’associazione Agostino Santoni.

Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione al ministero proprio per definire le mosse prossime venture e la nuova impostazione: “Nei mesi che hanno preceduto la presentazione del piano ci siamo occupati di stilare l’elenco dei software necessari a sostenere le nove priorità indicate nella strategia Industria 4.0 – puntualizza Santoni -. Siamo convinti che solo dal connubio hardware software si potrà mettere in moto il circolo virtuoso”.

Advanced manufacturing solutions, addittive manufacturing, augmented reality, simulations, horizontal vertical integration, industrial internet, cloud, cybersecurirty, big data and analytics le nove aree di intervento indicate dal ministero ossia quelle che rientrano nella categoria degli investimenti innovativi finanziabili con l’iperammortamento e il supermmortamento. In dettaglio, il Piano annunciato da Calenda prevede un incremento dell’aliquota dal 140% al 260% relativamente all’iperammortamento. È prevista inoltre la proroga del superammortamento con aliquota al 140% ad eccezione dei veicoli ed altri mezzi di traporto che prevedono una maggiorazione ridotta al 120%. Sul fronte delle tempistiche è esteso al 30 giugno del 2018 (previo ordine e acconto superiore al 20% entro il 31 dicembre del prossimo anno) il termine per la consegna del bene. Tutte misure che dovrebbero finire nel Documento di economia e finanza.

Se è corretto dunque che il mix iperammortamento-superammortamento consenta di svecchiare il parco macchine e di fare il salto nella robotica è altrettanto corretto non dimenticare la parte software, cuore pulsante della partita .

Altrimenti, ne è convinta Assinform non si andrà molto lontano. E bisogna stringere sui tempi attuativi: l’associazione di Confindustria paventa il rischio, molto concreto, che le aziende blocchino gli investimenti in attesa che cifre e tempistiche vengano messe nero su bianco nel Def. E sarebbe un dramma se si considera che proprio le componenti più innovative del mercato digitale stanno trainando l’intero comparto: l’Internet of things, uno degli ingredienti principali della ricetta Industria 4.0, nei primi mesi 2016 ha registrato una crescita del 15%. “L’IoT è quanto di più potente ci possa essere per innestare le potenzialità del digitale in quelle degli altri settori chiave del made in Italy – sottolinea Santoni – innovandone prodotti, servizi e filiere, e offrendo spazi molto promettenti ai progetti di digitalizzazione diffusa in chiave Industria 4.0”. “È importante – continua il numero di Assinform – dar seguito al disegno annunciato con il programma Industria 4.0, che se messo in pratica dà una marcia in più su molti fronti: il coinvolgimento dell’indotto dei servizi; il cambiamento dell’approccio all’incentivazione, attraverso misure di stimolo ed agevolazione che lasciano margini all’imprenditorialità; la costruzione di un ecosistema digitale in cui hanno ruolo i poli d’eccellenza tecnologica; il coinvolgimento degli stakeholder; la messa in campo di risorse non inferiori a quelle dei paesi con cui concorriamo. Ma quel programma bisogna realizzarlo al più presto. Perché ne abbiamo bisogno e anche per evitare che l’attesa si trasformi in un rinvio delle intenzioni di investimento”.

Anche Confindustria Digitale è convinta che sia necessario includere il software nella partita. Dal palco dell’annuale convegno di Capri di EY il presidente Elio Catania ha detto che “l’iperammortamento al 250% non deve applicarsi solo alla sostituzione di macchine a controllo numerico e robot. Altrimenti il nostro Paese non potrà andare sufficientemente avanti. Per questa ragione abbiamo lavorato col ministro Carlo Calenda e la struttura di Stefano Firpo affinché software, piattaforme e soluzioni integrate siano inclusi nel piano”.

Determinante però secondo Catania anche e soprattutto il ruolo degli addetti ai lavori: “Solo attraverso la discesa in campo degli imprenditori e dei vertici delle istituzioni si può avviare il processo di trasformazione. E ci dobbiamo preoccupare di quel 90% di imprese ancora indietro sulla digitalizzazione”, ha detto Catania auspicando che “lo tsunami Industria 4.0, di cui parlano tutti con determinazione, non sia solo una moda. Bisogna mettere al centro della politica economica il tema della trasformazione digitale per riportare il Paese alla crescita e chiudere il gap di produttività”.

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