L’impegno del Governo su industria 4.0 non si limita agli incentivi fiscali a disposizione delle imprese per gli investimenti in ricerca e sviluppo. L’obiettivo del Mise è infatti anche “culturale”, e mira a proporre e divulgare una nuova cultura d’impresa, focalizzata sulle competenze Industria 4.0, indispensabile per massimizzare e portare sul territorio i benefici delle nuove tecnologie. Nasce per questo motivo il “network nazionale Industria 4.0“, presentato oggi al ministero di via Veneto dal ministro Carlo Calenda e dai vertici di Unioncamere, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Cna.
Una rete disegnata e in parte già in fase di implementazione, che conta sul dispiegamento di una serie di punti distribuiti sul territorio per accompagnare e supportare le imprese nella trasformazione digitale 4.0. Della rete fanno parte, insieme ai competence center nazionali, che si occupano di alta formazione e sviluppo di progetti di ricerca industriale anche a livello sperimentale, i 77 “punti impresa digitale” (Pid) di Unioncamere (per la diffusione a livello locale della conoscenza di base sulle tecnologie), e 100 “digital innovation hub”. Si tratta in particolare dei 21 Dih di Confindustria insieme ai 30 di Confartigianato e ai 28 di Cna, oltre che i 21 “ecosistemi digitali di innovazione” di Confcommercio. Punti cioè che si occupano di formazione avanzata su tecnologie e soluzioni specifiche, oltre che di consolidare e coordinare le strutture di trasformazione digitale e i centri di trasferimento tecnologico.
Gli altri obiettivi generali del network nazionale industria 4.0, nello specifico, sono di diffondere la conoscenza tra le imprese sui reali vantaggi dell’investimento in tecnologie in Industria 4.0 e affiancare le imprese nella comprensione della propria maturità digitale, individuando le aree di intervento prioritarie.
“E’ un altro pezzo molto importante del Piano nazionale di industria 4.0 che si realizza, centrato sulle competenze e su come strutturarle. Facciamo una cosa che in Italia è abbastanza complessa: lavoro di squadra – afferma Calenda – Industria 4.0 è ancora poco conosciuta da gran parte delle aziende italiane. Abbiamo messo in campo strumenti di supporto tecnologicamente neutrali e automatici, per recuperare il gap di cui soffriamo rispetto ad altri paesi in questo campo, soprattutto verso la Germania. Il piano è frutto di un lavoro fatto da un’ampia cabina di regia, ascoltando i desiderata delle imprese, e ha tra le sue caratteristiche la dimensione, tale da spostare gli equilibri, e la velocità di strumenti immediatamente utilizzabili, vista la necessità di recuperare. E’ un piano che funziona bene per le Pmi, che trovano gli strumenti per accelerare il loro processo di crescita. In questo quadro il piano sui competence center, pochi e selezionati, è alla Corte dei conti e contiamo di renderlo pubblico entro la fine del mese. Con i competence center identifichiamo alcune eccellenze italiane, mentre con i digital innovation hub e i Punti impresa digitale, presìdi di prossimità, l’obiettivo è di essere vicini alle imprese”.
“Abbiamo cercato di identificare i processi su cui si può lavorare insieme, come la diffusione della conoscenza, che sarà un processo evolutivo, e la valutazione della maturità digitale delle aziende. Per finanziare questa iniziativa, già molto completa dal punto di vista della copertura del territorio – prosegue Calenda – il Governo lavorerà sulla percentuale del contributo camerale, valutando i singoli progetti: non verranno date autorizzazioni generali, ma autorizzazioni all’aumento di contributo sui singoli progetti, per tre anni ma con verifica a un anno, bloccando le iniziative che non hanno funzionato. Ci sarà una certificazione dei Dih che stanno lavorando bene, e per farlo chiederemo di avere i dati sulle imprese che hanno avuto accesso agli hub per misurare la customer satisfaction”.
Rispondendo a CorCom sulla possibilità che nel suo complesso il piano Industria 4.0 del governo possa favorire il reshoring delle aziende che hanno spostato la produzione fuori da confini nazionali, Calenda ha sottolineato che il piano “sarà fondamentale” anche per raggiungere questo obiettivo: “La tecnologia diminuisce l’impatto sul differenziale dei costi di produzione – sottolinea il ministro – è dimostrato che in alcuni casi questo arrivi ad assottigliarsi fino al 90%. Il rientro di alcune produzioni può significare anche un offset, una compensazione dal punto di vista dell’occupazione. Si parla tanto degli effetti negativi dell’innovazione tecnologica sull’occupazione, una dinamica a cui è necessario prestare una grande attenzione, e il reshoring potrà contribuire in prospettiva a riequilibrare questa dinamica”.
“Con i punti impresa digitale – afferma Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere – assicuriamo una presenza capillare sul territorio, per sensibilizzare, informare orientare e fare formazione di base, offrendo supporto diretto alle pmi, anche con digital promoter giovani e sinergie con altri soggetti come i digital innovation hub. Oggi sono 77, e la copertura territoriale e destinata a estendersi”.
“Il piano industria 4.0 è un ‘turbo’ per far accelerare il recupero di competitività del Pese, che ne ha estremamente bisogno – afferma Giulio Pedrollo, vice presidente per la Politica industriale di Confindustria – Molti imprenditori ci dicono che gli investimenti stanno partendo, e questo è un segnale positivo. Ma una vera politica industriale non può prescindere da un’azione di medio e lungo periodo. La risposta alle paure e alle preoccupazioni degli imprenditori che si trovano di fronte alla necessita di un nuovo approccio culturale sta nei Digital innovation hub”.
“La necessità di digitalizzazione non riguarda soltanto l’industria, ma anche turismo, trasporti, servizi, logistica: tutte le imprese del paese devono essere protagoniste di un processo di innovazione da cui dipende il futuro del Paese – sottolinea Alessandro Micheli, presidente dei Giovani imprenditori di Confcommercio – per questo abbiamo creato una rete di punti sul territorio per facilitare le imprese a identificare il proprio progetto di digitalizzazione e realizzarlo. Sarà fondamentale focalizzarsi sui singoli nodi verticali, dall’agroalimentare al turismo, dalla cultura alla moda, dal design alla meccanica, con interlocutori specifici, per dare più valore alla storia e alla vocazione dei nostri territori, su cui ci basiamo per costruire valore, con un modello win win tra Ecosistemi digitali d’impresa e territori”.
“Ci siamo attivati velocemente sul piano Industria 4.0 – dice Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato e R.Ete. Imprese Italia – con l’obiettivo di rendere chiara ai nostri associati l’ambizione strategica del piano e coinvolgerli. Per questo abbiamo anche realizzato un manuale che illustra in modo semplice il piano, per farne conoscere al meglio le opportunità. Contiamo su una rete di 30 digital innovation hub da completare entro il 2017, per fare informazione e lavorare sulle competenze”.
“Una prima opera di sensibilizzazione sta già dando i suoi risultati – conclude Daniele Vaccarino, presidente di Cna – tra le imprese c’è voglia di utilizzare gli strumenti a disposizione. Abbiamo costituito 16 hub, e 12 sono in via di ultimazione. L’obiettivo è di supportare le imprese nella ricerca di strumenti di sostegno, strategia in cui siamo impegnati anche aiutandole a individuare i partner più adatti alle loro esigenze”.