Le aziende italiane stanno investendo con decisione sulla rivoluzione dell’industria 4.0, spinte soprattutto dall’obiettivo di ridurre i costi e migliorare l’efficienza. E per la tecnologia apriranno i portafogli molto più di quanto abbiano fatto negli ultimi due anni. Ma per oltre la metà delle imprese la normativa italiana legata al piano Calenda è difficile da capire e interpretare, anche a causa di una scarsità di competenze interne. Queste sono le indicazioni principali che emergono da un rapporto sull’industry 4.0 in Italia, elaborato da Pwc per comprendere l’importanza che viene riconosciuta al nuovo paradigma industriale, la maturità dei progetti intrapresi e l’approccio delle società.
La quota di ricavi che grandi aziende e Pmi italiane investiranno in ottica 4.0 nei prossimi 5 anni, stime Pwc, è in netta crescita. Il 37% delle imprese nostrane prevede di investire nei prossimi 5 anni sino al 3% del proprio fatturato in tali progetti. Il 34% ha indicato di voler allocare il 4-5% del fatturato, il 22% una percentuale superiore tra l’8% e il 9% del fatturato, mentre il 7% investirà almeno il 10%. Tutti tassi in deciso aumento rispetto a quanto le stesse aziende hanno dichiarato di aver investito negli ultimi due anni. Gli obiettivi principali dei piano di investimento sono la riduzione dei costi e l’aumento dell’efficienza (45%), una maggiore adozione delle tecnologie e relativa diffusione di competenze (26%) e lo sfruttamento degli incentivi fiscali a disposizione (20%).
All’interno delle aziende, permangono fattori inibitori che in generale ostacolano il processo di digitalizzazione dei processi operativi, tra i principali: per il 23% dei rispondenti è la mancanza di cultura digitale e formazione, per il 21% l’assenza di una chiara visione tecnologica e leadership del top management, per il 14% investimenti adeguati in tali direzione, seguiti tra i fattori principali dall’incertezza del ritorno sugli investimenti (12%) e la mancanza di talenti digitali (10%).
Una spinta importante è arrivata dal piano del governo, che ha previsto numerosi benefici fiscali a chi investe sulle nuove tecnologie produttive. Le aziende riscontrano però alcune criticità di comprensione della manovra, che rischiano di frenare la portata innovativa della strategia italiana. In particolare, il 48% delle aziende italiane che hanno partecipato all’indagine ha indicato la comprensione delle caratteristiche che i beni devono possedere, seguito dalla difficoltà nell’abbinare queste caratteristiche al bene presente nel piano investimenti (21%), le difficoltà di collegamento tra beni immateriali e materiali (13%) e i dubbi legati alla tempistica di consegna e messa in funzione del bene (8%). Solo il restante 10% non ha indicato alcuna criticità o dubbio.
Per questi motivi, il 62% delle aziende chiede al governo un’estensione temporale del piano di incentivi oltre il 31 dicembre 2017, il 18% un ampliamento del parco beni agevolabile ad ambiti non strettamente collegati alla fabbrica (come i mezzi di trasporto), il 10% una semplificazione della procedura, per esempio eliminando l’obbligo di perizia giurata, l’8% l’estensione del piano ai beni acquistati nel 2016 e messi in funzione nel 2017, mentre il 2% non ha indicato input particolari. Le imprese ammettono che le difficoltà interpretative sono anche dettate dalla mancanza di competenze e cultura aziendale all’interno.
“Il piano Industry 4.0 – avverte Gabriele Caragnano, partner e Industry 4.0 operations leader di PwC- non deve essere affrontato come un’operazione tattica per sfruttare l’incentivo fiscale. Industry 4.0 è un’enorme occasione strategica per trasformare la fabbrica, utilizzando le moderne tecnologie digitali e l’interconnessione come acceleratori dell’evoluzione del proprio modello operativo”. La circolare congiunta dell’Agenzia delle Entrate e del ministero dello Sviluppo Economico, ricorda Antonio Borrelli, partner PwC Tax and legal services, “fornisce importanti chiarimenti in tema di investimenti, tempistiche e procedure per beneficiare dell’iper e del super-ammortamento. La cumulabilità di queste agevolazioni con altri incentivi è una concreta opportunità per le imprese che investono nella trasformazione tecnologica e digitale in chiave Industria 4.0”.
Follow @andreafrolla