Il piano industria 4.0 mostra i suoi primi effetti, sostenendo gli ordini di macchine utensili nel primo trimestre 2017. È quanto sottolinea il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, commentando i dati dell’Ucimu, associazione del network di Confindustria che racchiude i costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione. I numeri del periodo gennaio-marzo dell’anno in corso mostrano una raccolta ordini in aumento del 5,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Particolarmente significativo che questo risultato sia determinato dall’incremento degli ordinativi raccolti sul mercato nazionale (+22,2%).
“Si tratta dei primi frutti dell’applicazione del Piano Nazionale Industria 4.0 che dimostrano la bontà della scelta del governo di puntare su incentivi fiscali di natura automatica per gli investimenti in macchinari e beni strumentali – spiega Calenda in una nota -. Confido che questo trend positivo possa consolidarsi e rafforzarsi nei prossimi mesi, anche grazie al lavoro che verrà svolto nell’ambito dei digital inovation hub e dei competence center che costituiscono parte integrante del piano Industria 4.0”.
Della quarta rivoluzione industriale il ministro parla anche dal palco dell’Internet Day organizzato a Roma dall’Agi, spiegando che il progetto dell’esecutivo “cancella sempre più la soglia tra il servizio e la manifattura” e che “dire che le start-up sono solo quelle che investono nel digitale è una fesseria, perché per anni abbiamo creato incubatori per le startup che erano solo speculazioni edilizie”. Addirittura, aggiunge, per un periodo “ci sono stati più fondi che startup: quando sono arrivato al Mise c’erano incentivi a bando che definivano settori di specializzazione: si sono accumulati 7,5 miliardi di fondi non spesi, i primi 2,5 li ho cancellati”.
Sull’innovazione il ministro è convinto che il governo abbia “una cosa da evitare: lo dico in modo brutale, è fare casino”. Spazio anche per un commento più generale sull’impatto delle tecnologie sul tessuto socio-economico: “La sfida della tecnologica va affrontata con spirito umanistico. Siamo davanti a una storia strana – sottolinea Calenda – perché l’innovazione semplifica la vita ma complica la conoscenza per la massa di informazioni che abbiamo e che dobbiamo elaborare. Ma non bisogna confondere la competenza tecnica con la conoscenza”.
Il gap profondo risiede secondo il titolare del Mise nella conoscenza: “La chiave per capire i fenomeni tecnologici è molto umanistica. Bisogna riportare la conoscenza umanistica al centro, è un lavoro fondamentale”.