L'ANALISI

Industria 4.0, ora tocca all’alimentare. Ma la medaglia è a doppia faccia

Lo studio Nomisma-Fondazione Metes: tra le imprese più grandi il 57% ha già introdotto tecnologie digitali, ma il restante 43% rimane fuori dall’innovazione. E il 14% non è interessato agli incentivi del piano Calenda. Tra le soluzioni più diffuse quelle per la cybersecurity

Pubblicato il 06 Apr 2017

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Le due facce della medaglia dell’innovazione nell’industria alimentare restituiscono un quadro in chiaroscuro della trasformazione digitale in atto nel settore. Se da una parte infatti quasi sei aziende medio-grandi su 10 hanno già investito sulla digital tranformation, il restante 43% è ancora al palo, e non ha implementato alcun processo in queste direzione. E’ quanto emerge dalla ricerca realizzata da Nomisma in collaborazione con la Fondazione Metes, e presentata oggi durante il convegno della Flai-CgilIndustria 4.0. Il valore lavoro nel settore alimentare tra qualità, innovazione e tutela dei diritti“.

Scopo dell’indagine è sondare la diffusione e l’implementazione digitale su un panel di 200 aziende alimentari con un fatturato superiore a 10 milioni di euro, e mette in evidenza come tra quanti non hanno colto le opportunità offerte da Industria 4.0, il 10% dichiara di essere in fase di progettazione o valutazione, circa un’azienda su 5 non ha ancora affrontato il tema e il 14% afferma di non essere interessato all’implementazione delle tecnologie del piano nazionale. Quanto alle singole tecnologie abilitanti, dalla ricerca emerge che la sicurezza informatica è la tecnologia digitale più diffusa tra le aziende italiane attive nell’alimentare: il 47% afferma di averla già adottata all’interno delle proprie funzioni aziendali. Seguono il cloud e l’IoT, implementate dal 21% e dal 15% delle aziende alimentari, mentre big data e robotica collaborativa coinvolgono rispettivamente il 12% e il 10% delle aziende.

Molto meno diffuse risultano invece le tecnologie della realtà aumentata e della manifattura additiva. In generale, gli investimenti correlati a Industria 4.0 all’interno della filiera agroindustriale italiana sono dunque principalmente legati a meccanismi di difesa delle proprietà intellettuali e dei dati aziendali (cyber-security e cloud). I principali benefici che le aziende affermano di aver tratto dall’adozione delle diverse tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 sono la riduzione dei costi di produzione (per il 56% del campione), il miglioramento della produttività (46%) e l’aumento delle informazioni relative al processo produttivo (41%).

Solo una quota minore di ha adottato tecnologie digitali dichiara di aver riscontrato anche benefici per la gamma dei prodotti offerti: dal miglioramento della loro qualità (12%) alla personalizzazione (7%). Spostando l’attenzione sugli ostacoli, tra i principali c’è la mancanza di competenze professionali in azienda, mentre il 38% cita tra i problemi il fatto che le caratteristiche del settore di attività non si prestano molto alle tecnologie di Industria 4.0, l’insufficienza delle risorse finanziarie (29%) e la difficoltà di reperire informazioni sulle tecnologie 4.0 (22%).

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