L'INTERVISTA

Industry 4.0, Franceschetti (Gefran): “Italia finalmente sulla buona strada”

La investor relator della multinazionale italiana di componenti per l’automazione industriale: “Le competenze digitali ci sono. Il Paese si muove, anche grazie al piano del Governo. Per noi industry 4.0 vale due volte: al nostro interno e nelle soluzioni per i nostri clienti”

Pubblicato il 21 Apr 2017

Antonello Salerno

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Quando nacque, negli anni ’60, Gefran era una piccola impresa specializzata nella produzione di quadri elettrici. Ma nel corso dei suoi 57 anni di vita è stata un esempio emblematico di trasformazione digitale, che l’ha portata oggi a essere una multinazionale con headquarter a Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia, e stabilimenti produttivi, oltre che in Italia, anche in Svizzera, Brasile, Stati Uniti, India e Cina. Sensoristica, automazione e motion control i tre campi di specializzazione, in altre parole gli “abilitatori” per il passaggio al digitale dei sistemi di produzione analogici all’interno delle fabbriche. Un campo in cui oggi “Finalmente si registra fermento”, spiega in un’intervista a CorCom Giovanna Franceschetti, investor relator della multinazionale.

Franceschetti, cosa vuol dire per voi il concetto di “digital transformation”?

Lavorando nel mondo dell’automazione industriale, con prodotti tecnologici utilizzati all’interno di processi produttivi, alcuni argomenti legati al mondo dell’elettronica e del digitale appartengono al nostro Dna da tanti anni. Quello che è recentemente cambiato in Italia sono le normative, ma Industry 4.0 è un entusiasmo che in Europa si sente già da qualche anno. Noi come azienda lo stiamo affrontando da due punti di vista. Il primo ci vede direttamente coinvolti: noi stessi all’interno dei nostri processi produttivi adottiamo nuove tecnologie per migliorare le condizioni di lavoro, per aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Dall’altro punto di vista siamo fornitori di innovazione verso i nostri clienti, e interpretiamo questa nuova visione di fabbrica digitale e di fabbrica 4.0 con un catalogo di prodotti che risponde alle esigenze di connettività, acquisizione dei dati di fabbrica, monitoraggio e manutenzione predittiva.

Siete presenti sui principali mercati internazionali: qual è dal vostro punto di osservazione lo stato dell’arte in Italia su Industria 4.0?

Si stanno muovendo sicuramente molti fronti, e c’è tanto fermento: a dimostrazione di questo basti vedere quanti eventi e fiere si susseguono su tutto il territorio nazionale sui temi dell’innovazione e dell’automazione anche nel campo della produzione industriale. Una novità positiva, perché tanto fermento crea tante opportunità di crescita per le aziende. Le aziende si stanno muovendo per acquisire le competenze sulla digital transformation, e anche le associazioni di categoria promuovono la cultura digitale di Industry 4.0: è sempre da questi scatti culturali che prendono il via cambiamento e innovazione. Finalmente, inoltre, l’Italia è un Paese che sta diventando fiscalmente interessante, e quindi si stanno muovendo anche le aziende straniere. Il clima è positivo e noi lo sentiamo distintamente.

Qual è la sua lettura del piano di incentivi varato dal Governo su Industria 4.0?

E’ utilissimo, perché ha contribuito a creare interesse e a innescare la “corsa” ad acquisire competenze. E’ un’opportunità importante, perché queste misure fanno finalmente dell’Italia un Paese in cui si incentivano gli investimenti, e questo è importante per tutto il sistema produttivo.

In che area indirizzate i vostri investimenti in ricerca e sviluppo per rimanere al passo con l’innovazione?

Non c’è un indirizzo preciso. Stiamo investendo tantissimo in tecnologie di produzione, perché dobbiamo far fronte a volumi che aumentano, e questa è una buona metà dei nostri investimenti. Il resto è rivolto alla ricerca e allo sviluppo dei prodotti nei nostri tre ambiti di produzione.

Quanto conta nel vostro campo la collaborazione con le università e i centri di ricerca? Registrate nel vostro settore una carenza di “competenze digitali”?

Non parlerei di carenza. Le competenze digitali ci sono, il fatto è che oggi sono le più richieste, e per questo a volte si fa un po’ più di fatica a trovarle. Noi abbiamo stretto rapporti di collaborazione con le università e con i centri di ricerca, e quindi da questo punto di vista abbiamo il vantaggio di essere costantemente in contatto con il mondo accademico, in Italia e all’estero.

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