GLOBAL INNOVATION INDEX

Innovazione, l’Italia rischia il tonfo: misure deboli su Industria 4.0

Siamo al 28mo posto nella classifica che mappa le principali 50 economie mondiali. E in Europa fra gli ultimi della classe. Voltolina: “Fallaci in materia di infrastrutture, politiche a sostegno delle imprese, market capitalization e per quantità e valore di investimenti del venture capital. E vanno scemando gli effetti positivi del piano nazionale”

Pubblicato il 26 Gen 2023

Global_Innovation_Index_Europa

L’Italia avrebbe potenzialmente tutte le carte per attirare investimenti dall’estero. Ma il potenziale non fa il paio con la realtà di un contesto politico-economico che non spiana sufficientemente la strada. E così non solo continuiamo a piazzarci fra le posizioni basse dei ranking internazionali sull’innovazione ma rischiamo persino di peggiorare da qui ai prossimi anni. È questo il quadro sconfortante che emerge dal Global Innovation Index realizzato da Visual Capitalist, frutto della messa a confronto di  81 indicatori in 50 Paesi.

Italia 28ma su 50

L’Italia si piazza al 28mo posto con un punteggio di 46,1 significativamente distaccata dai principali paesi europei ed in particolare Francia, Gran Bretagna e Germania “ai quali invece dovremmo essere allineati anche perché l’Italia con la sua ricchezza di pmi ad elevatissimo valore aggiunto, ha un punteggio molto alto per la creazione di prodotti ma molto basso nella attrazione di capitali dall’estero”, sottolinea Giovanna Voltolina, investitore internazionale.

I Paesi nella top ten dell’innovazione

La Top 10 vede al primo posto la Svizzera (con un punteggio 64,6), seguita da Usa (punteggio 61,8), Svezia (61,6), Gran Bretagna (59,7), Olanda, Corea del Sud (57,8), Singapore (57,3), Germania (57,2), Finlandia (56,9) e Danimarca (55,9). La Francia è dodicesima con uno score di 55.

“L’Italia potrebbe davvero attrarre capitali da tutto il mondo, senza per questo perdere il controllo dell’azienda, che è la vera remora dei nostri imprenditori nell’approcciarsi al mercato dei capitali, laddove l’investitore oltre che apportare risorse finanziarie  può mettere a disposizione degli imprenditori le sue conoscenze e relazioni per sostenere e accelerare i loro progetti di crescita”, – sottolinea ancora Voltolina.

Le categorie di indagine

Sette le categorie d’indagine:

  1. Business Sophistication (investimenti in ricerca e sviluppo, afflussi netti di investimenti diretti esteri)
  2. Market Sophistication (dimensione del pil, intensità della concorrenza del mercato locale)
  3. Infrastrutture (strade, ospedali, edilizia scolastica, efficienza energetica)
  4. Capitale umano e ricerca (investimento statale per alunno, qualità delle istituzioni scientifiche e di ricerca)
  5. Istituzioni (stabilità politica e sicurezza, facilità di avviare un’impresa)
  6. Creativity Output (marchi a valore aggiunto, applicazioni di design industriale, applicazioni di marchi)
  7. Conoscenze e tecnologia (domande di brevetto, aumento della produttività del lavoro, spesa per software)

I punti di debolezza dell’Italia

“In rapporto a queste categorie noi siamo certamente fallaci in materia d’infrastrutture, politiche a sostegno degli investimenti d’impresa, nella market capitalization e nel numero e valore di investimenti di venture capital nel nostro paese, valore che – spiega Giovanna Voltolina – rispecchia la scelta da parte di investitori stranieri di non concentrarsi su un paese dove fare impresa è più difficile che in altri, ed in ciò dovremmo anche lavorare in termini di reputation”. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno Voltolina evidenzia che “se guardiamo alla diversificazione industriale l’Italia è in cima alla classifica”.

Industria 4.0 si rischia l’effetto boomerang

La situazione da qui ai mesi a venire potrebbe addirittura peggiorare: “Gli effetti del provvedimento Industria 4.0 la cui applicazione è stata certamente positiva vanno scemando, quando invece le politiche a sostegno del business sono determinanti per lo sviluppo economico di un paese”, evidenzia l’esperta.

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