“Diamo il benvenuto a Android Things 1.0“: inizia così il blog post ufficiale con cui Google annuncia la disponibilità del suo sistema operativo per gli oggetti connessi. Dopo la fase di test avviata un anno e mezzo fa, Android Things 1.0 è la versione stabile dell’Os di casa Google per la Internet of Things, un ambiente robusto e sicuro, compatibile con tutti gli altri servizi di Mountain View, tra cui Assistant. Come si legge sul post, “Forniamo una piattaforma robusta per hardware certificato, un ricco insieme di API di sviluppo e aggiornamenti software e di sicurezza che usano l’infrastruttura back-end di Google: a voi non resta che costruire il vostro prodotto”.
Google entra così a pieno titolo nel mondo della IoT e la conquista si preannuncia veloce: la preview dell’Os, annunciata a fine 2016, ha registrato oltre 100.000 download. Fondamentale l’apporto e il feedback della community nella realizzazione di questa edizione 1.0: Google ringrazia nel suo post oltre 10.000 sviluppatori che hanno partecipato attivamente.
Android Things 1.0 fornisce a sviluppatori hardware e software i kit necessari per realizzare ogni genere di dispositivo connesso, su qualunque scala. L’Os supporta su lungo termine le piattaforme hardware NXP i.MX8M, Qualcomm SDA212, Qualcomm SDA624, e MediaTek MT8516. Per lo sviluppo e il prototyping con Android Things 1.0 sono supportate le piattaforme Raspberry Pi 3 Model e NXP i.MX7D. Per tutti i dispositivi è ora attivo di default l’aggiornamento automatico della versione di Android Things installata.
Mountain View sottolinea che uno degli obiettivi principali di Android Things è permettere la realizzazione di device che restino sicuri nel tempo: l’azienda si impegna a fornire continuamente e tempestivamente gli aggiornamenti in modalità over-the-air (OTA), le fix di stabilità e le patch di sicurezza che si renderanno necessarie, gratuitamente per tre anni per tutte le piattaforme hardware supportate, con possibilità di chiedere un’estensione del supporto.
Con Android Things 1.0 è disponibile anche una nuova interfaccia sulla console di sviluppo (Android Things Console) con cui gli utenti non commerciali possono gestire fino a 100 device in lavorazione prima di metterli sul mercato. Se superano i 100 device o arrivano al roll-out commerciale dovranno firmare un accordo di distribuzione con Google.
Molte aziende, startup e partner di Google stanno già utilizzando la piattaforma Android Things per i loro prodotti. Anche gli smart speaker e altri device intelligenti dei vendor LG, Lenovo e JBL sono stati sviluppati con l’Os di Big G.