La stragrande maggioranza dei manager italiani è bene a conoscenza degli effetti e delle caratteristiche della quarta rivoluzione industriale: 8 su 10 ne sanno riconoscere la portata, anche se non hanno ancora messo a punto una strategia specifica. L’avanguardia è formata da un terzo del totale, che ha già in programma investimenti per adeguarsi e portare all’interno dei propri processi produttivi la robotica, l’intelligenza artificiale e i più avanzati sistemi fisici e digitali. E’ quanto emerge dalla ricerca “Italia 4.0, siamo pronti?” realizzata da Deloitte coinvolgendo più di 100 c-level executive dalle principali aziende italiane. Il quadro è quello di un misto di fiducia e incertezza: se da una parte il giudizio sul grado di preparazione nei confronti delle nuove tecnologie è infatti favorevole, dall’altro emergono arretratezze e preoccupazioni sull’implementazione di use cases specifici.
“L’Industry 4.0 rappresenta l’evoluzione industriale con cui tecnologie sempre più intelligenti e interconnesse diventano parte integrante delle organizzazioni e della vita delle persone che vi lavorano – afferma Michele Sabatini, partner consulting di Deloitte – Dalla rivoluzione delle tecnologie digitali scaturiscono così nuove opportunità, ma anche rischi e incertezze che mettono in discussione lo status quo e il posizionamento competitivo sul mercato”.
Così per il 32% degli intervistati la necessità di adottare le nuove tecnologie 4.0 per mantenere un vantaggio competitivo anche in futuro è cruciale, soprattutto nel Cloud (59%), nel mobile (64%), nella robotica (29%), nell’Internet of things (14%) e nell’intelligenza artificiale (3%).
Se così la consapevolezza è alta, lo è meno la propensione ad agire di conseguenza: soltanto il 5% dei dirigenti italiani si definisce in grado di prevedere i cambiamenti organizzativi indotti dalle nuove tecnologie, in contrasto con il 22% dei dirigenti internazionali. Questo probabilmente a causa del fatto, secondo lo studio Deloitte, che le strategie attuali sono principalmente incentrate su attività operative e su una visione di breve periodo. Da questo deriva il fatto che soltanto il 18% degli investimenti è destinato alla gestione delle risorse umane a fronte delle risorse destinate alle nuove tecnologie relative ai processi/operations (59%), alle attività a supporto ai clienti (54%), e alla produzione (38%).
Inoltre nonostante l’81% dei manager sia consapevole che le competenze richieste ai dipendenti si evolveranno molto più rapidamente di quanto avvenuto finora, soltanto il 49% degli intervistati considera questo aspetto tra le proprie priorità strategiche. Secondo il 79% degli intervistati bisognerebbe pensare ad una riforma completa del sistema di istruzione per allinearlo con le nuove esigenze poste dall’Industria 4.0, seguendo anzitutto il modello di Germania (73%) e Svezia (46%).
“La nostra ricerca rivela che, nel complesso, gli executive in Italia si trovano nelle fasi iniziali di un percorso volto a preparare le loro organizzazioni per cogliere appieno il potenziale dell’Industry 4.0 . sottolinea Silvia La Fratta, partner consulting di Deloitte – Lungo questo percorso, vi sono molteplici opportunità per rafforzare le relazioni di un ecosistema sempre più vasto di clienti, persone, comunità e società. Ciò significa saper affrontare nuove sfide in diversi settori come quello tecnologico, strategico, della gestione dei talenti e della responsabilità sociale”.