Un patto per i salari che permetta di applicare ai futuri incrementi retributivi contrattuali la detassazione attualmente riconosciuta ai premi di produttività e un rilancio del commercio attraverso un piano analogo a quello messo a punto per Industria 4.0. Sono le proposte che, in occasione dell’assemblea di oggi, la Confesercenti lancia al Governo. “Per realizzare una crescita più bilanciata dell’attuale e di rendere più omogeneo il processo di diffusione dell’innovazione, è auspicabile che questo atteggiamento di passività verso le sorti del settore del Commercio sia superato e che apposite misure di promozione dell’innovazione vengano adottate – spuega l’associazione – Ciò che si propone è un’estensione del Programma Industria 4.0, specificamente dedicato al settore e che superi la restrizione degli incentivi agli acquisti di determinate tipologie di macchinari con rilievo limitato per il commercio, soprattutto per le imprese di dimensioni minori”. Secondo Confesercenti “l’obiettivo di tale estensione dovrebbe essere quello di veicolare trasformazioni comunque obbligate verso tre obiettivi di interesse generale, direttamente collegabili alla caratteristica di presenza diffusa sul territorio degli esercizi commerciali: l’implementazione dell’Agenda digitale; la realizzazione dei progetti di Smart cities e più in generale di riqualificazione degli spazi urbani; il presidio per la sicurezza delle città”.
Quello sulla detassazione, invece, sarebbe “un intervento che, a regime – spiega l’organizzazione – ci farebbe guadagnare mezzo punto di crescita dei consumi e di Pil in più all’anno. E senza incidere sull’equilibrio dei conti pubblici, perché la detassazione insisterebbe su un gettito fiscale che deve ancora essere messo a bilancio, essendo legato ad incrementi retributivi futuri”. Secondo le simulazioni realizzate da Cer Eures per Confesercenti, “l’estensione della detassazione permetterebbe alle famiglie,a fronte di ogni incremento aggiuntivo della retribuzione dell’2% in termini reali, di recuperare 10 miliardi di reddito disponibile, con effetti positivi sulla crescita, sul tessuto imprenditoriale e sull’occupazione: permetterebbe infatti la nascita di 5mila imprese del commercio in piu’ e la creazione di 60mila posti di lavoro”.
“La sfida del digitale sarà la forza della piccola distribuzione italiana e delle piccole e medie imprese – ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda all’Assemblea nazionale di Confesercenti – Se c’è chi è davvero interessato a questa rivoluzione digitale è proprio chi non ha economie di scala, ovvero le Pmi. Un Paese deve avere anche la grande distribuzione è una componente del sistema economico. Ma il nostro fattore distintivo sarà mantenere e far crescere il livello del nostro tessuto distributivo, che poi è l’equivalente dei motivi per cui il made in italy si distingue nel mondo”.