L’Italia ha imparato a parlare di digitale come “the new normal”: lo ha detto l’On. Pier Paolo Baretta, Sottosegretario di Stato, Ministero Economia e Finanze, intervenuto all’Eustema Day a Roma: “In questi anni abbiamo assistito a una evoluzione che è anche di tipo lessicale: si parla di era digitale come di dato acquisito e di orizzonte positivo in cui già ci muoviamo: il digitale non è più la frontiera ma la normalità, il cambiamento è oggi e gli investimenti sono una spesa che ci garantisce il futuro”.
Certo non mancano gap e contraddizioni, i dati sul ritardo digitale accumulato dall’Italia “ci preoccupano”, ha detto Baretta, “ma ci sono anche i dati che confortano, perché il settore digitale cresce più del Pil complessivo e investiamo in digitale il 5% del Pil, una cifra lontana dai top performers come Germania (quasi il 7%) e Uk (9%), ma importante in rapporto a quanto può fare il nostro paese. Soprattutto abbiamo capito che non possiamo più tornare indietro, ma andare avanti verso nuovi appuntamenti: la rivoluzione digitale è irreversibile”.
Ora l’obettivo dell’Italia deve essere “arrivare a investire in digitale il 6,6% del Pil, in linea con la media Ue, e, su Industria 4.0, cominciare a parlare di Economia 4.0: le novità sono pervasive, scuola, sanità, welfare, ogni settore è permeato dal digitale”.
Baretta ha ancora sottolineato come il digitale rappresenti una rivoluzione culturale “che tocca anche il modo di pensare, interpretare e costruire i budget”; al governo il compito di creare un circolo virtuoso, le condizioni per la crescita dell’economia nell’era digitale: “Siamo ancora il secondo maggior paese manifatturiero in Europa e il primo per patrimonio artistico e culturale; abbiamo una posizione perfetta nel Mediterraneo e enormi opportunità del Made in Italy che è sinonimo di qualità e bellezza: dobbiamo sfruttare questi asset per un nuovo sistema produttivo fondato sulle tecnologie digitali”.