CorCom, testata del gruppo Digital360, entra nei temi di maturità. L’articolo di Federica Meta, “Industria 4.0, contrordine: i robot creano lavoro” del 20 gennaio 2017, è stato citato nella traccia del saggio breve dedicato ai temi socio-economici sul rapporto nuove tecnologie e lavoro. La scelta del ministero dell’Istruzione evidenzia l’importanza che la digitalizzazione ricopre nel sistema produttivo e mette l’accento sull’impatto che robot e intelligenza artificiale avranno nel mondo del lavoro. Impatto attualmente difficile da stimare.
La traccia su robot e occupazione è stata la più scelta della prima prova: secondo i dati rilasciati dal Miur è stata svolta dal 38,9% delle maturande e dei maturandi. Segue il tema di ordine generale sul progresso, preferito dal 17,3% delle ragazze e dei ragazzi.
Secondo l’indagine Manpower, citata nell’articolo di CorCom e ripresa nelle tracce dei temi, digitalizzazione e automazione del lavoro rappresentano un’opportunità. I risultati rivelano che, a livello mondiale, oltre il 90% dei datori di lavoro intervistati prevede che la propria azienda verrà impattata dalla “quarta rivoluzione industriale” nei prossimi due anni, e che questo fattore influenzerà la caratterizzazione delle competenze dei lavoratori verso una sempre maggiore digitalizzazione, creatività, agilità e “learnability”, l’attitudine a rimanere costantemente aggiornati e a continuare ad imparare.
Di tutt’altro avviso lo studio congiunto Mit-Università di Boston che ha invece fatto emergere quanto l’automazione abbia già distrutto posti di lavoro. Dallo studio emerge che tra il 1990 e il 2007 l’automazione nei processi di produzione è costata agli Stati Uniti la perdita di 670mila posti di lavoro. La metà di questi è direttamente legata ai processi di produzione, quindi ai lavoratori fisicamente sostituiti dai robot, e l’altra metà ai licenziamenti generati nel settore del commercio dalla perdita del potere d’acquisto per gli operai usciti dal circuito del lavoro.
Per i lavoratori “espulsi” dal sistema, inoltre, emerge dalla ricerca, il processo di “adattamento” ai cambiamenti tecnologici risulta molto più lento di quanto preventivato, e più doloroso dal punto di vista dei costi sociali.
Ogni robot industriale, secondo la ricerca, ha eliminato in media tre posti di lavoro “per umani”, più altri tre posti di lavoro nei sistemi economici locali interessati da questo mutamento.
Per porre rimedio a questa situazione, tra l’altro, non si sarebbero dimostrati abbastanza efficaci gli sforzi del Governo statunitense per dare nuove chance ai lavoratori che hanno perso il lavoro, con intere comunità che hanno visto scendere drasticamente il proprio potere d’acquisto. Situazione che non sarebbe il risultato di un “contraccolpo” limitato nel tempo, ma di una ferita che per rimarginarsi potrebbe richiedere un’intera generazione.
Un dibattito aperto, dunque, sul quale i ragazzi alle prese con gli esami di maturità sono stati chiamati a dire la loro.