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Caso Fondazione Bordoni, si muove il Parlamento

L’anomalia della in house di Stato al centro di un’interrogazione al Mise firmata Marco Miccoli: paralisi dovuta al mancato rinnovo del cda scaduto da 5 anni e un passivo 2015 di 3 milioni. Rilancia il sindacato: “Subito nuovo vertice”

Pubblicato il 27 Apr 2017

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Fondazione Bordoni, il Parlamento si dà da fare. A un mese dall’allarme lanciato dai sindacati (confederati e confederazione FlmUniti-Cub) sulla difficile situazione che attraversa la struttura – come scritto da Corcom – anche le Camere prendono posizione: è stata depositata presso la Commissione sviluppo economico della Camera dei deputati da parte dell’onorevole Marco Miccoli un’interrogazione sul tema.

L’atto ispettivo si concentra su una vera e propria anomalia della Fub, rappresentata dal suo consiglio di amministrazione che, ormai da 5 anni, opera in regime di prorogatio. Dal 2012, anno di entrata in vigore del nuovo statuto, i componenti sono stati ridotti a 7 a 3, ma non si è mai proceduto alla nomina dei nuovi consiglieri, lasciando inspiegabilmente in carica i vecchi che continuano a percepire, ognuno, un emolumento pari a 12mila euro annui, da aggiungere ai quasi 100mila dei compensi erogati al collegio dei revisori;

Questi importi non sono neanche confortati dai risultati economici degli ultimi esercizi finanziari della Fub che sottolineano, spiega l’interrogazione, una continua e inesorabile passività dell’Ente, che raggiunge la cifra monstre di quasi 3 milioni di euro nel 2015.

La quasi totalità delle spese riguarda il personale che ad oggi conta 135 unità (6 milioni di euro), 4 dirigenti (circa 550mila euro), tra collaboratori e consulenti oltre 250mila euro, cui si aggiungono i costi del Presidente (174mila euro), per il quale va anche considerato il compenso per l’indennità di funzione come direttore generale (35mila euro) integrazione che fa lievitare il proprio emolumento ai limiti dei più alti manager di Stato.

L’interrogazione non fa riferimento solo alle passività economiche e alla governance ma affronta anche le sfide future del Paese, che potrebbero essere affrontate dalla Fondazione con un ruolo di protagonista. In particolare, entro l’anno 2022, l’Italia sarà costretta a liberare la porzione di spettro delle frequenze 700 MHz per fare posto ai servizi di nuova generazione della banda ultra larga mobile a 5G. Un’operazione che, secondo Miccoli, dovrà essere gestita con l’ausilio di ricercatori ed esperti della materia capaci di supportare in ogni momento il Mise in questa delicata operazione, conoscenze che potrebbero essere ricercate all’interno della Fondazione qualora si intraprendesse un rilancio serio delle attività statutarie.

Sull’onda dell’interrogazione rilancia la Fiom-Cgil che chiede “che il governo convochi immediatamente le organizzazioni sindacali che hanno più volte richiesto un incontro per discutere del futuro della Fub e dei suoi dipendenti. Deve quindi essere nominato al più presto un nuovo cda, che abbia il necessario spessore tecnico-scientifico per gestire una riorganizzazione dell’ente che tenga conto di tutte le competenze presenti, in relazione alle esigenze del contesto pubblico, rispetto allo stato attuale dell’Ict e agli investimenti in corso nella banda ultralarga, nell’industria 4.0 e nella ricerca e sviluppo nell’ambito delle nuove tecnologie, come l’Ngn e il 5g”.

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