Licenziamenti in vista per Siemens, che ha annunciato il taglio di 6.900 posti di lavoro in tutto il mondo. Di questi la metà riguarderà la Germania, mentre altri 1.100 saranno i tagli nel resto d’Europa e 2.500 nel resto del mondo, di cui 1.800 negli Stati Uniti.
“Siemens risponde alla rapida accelerazione dei cambiamenti strutturali nella produzione delle energie fossili e nel settore delle materie prime”, si legge in un comunicato dell’azienda, che annuncia come a essere interessate dai tagli saranno principalmente le divisioni dell’energia e dell’automazione, a causa in particolare della riduzione della domanda di turbine a gas.
La carenza di domanda potrebbe farsi sentire particolarmente sulle fabbriche di Goerlitz e Leipzig, nell’ex Grmania dell’Est, che ora rischiano la chiusura.
Mentre i sindacati si preparano alla battaglia, appellandosi ai buoni risultati finanziari dell’azienda, il Ceo Joe Kaeser aveva già annunciato la scorsa settimana “tagli dolorosi”, nonostante la crescita degli utili netti dell’11% nel biennio 2016-2017. C’è da dire però che l’azienda si è già detta disponibile a mitigare la misura con la ricollocazione di alcuni operai accompagnandoli ad altri incarichi con percorsi di formazione.
“Siemens dovrebbe a questo punto domandarsi se vuole rimanere un gruppo importante di tecnologie integrate o se vuole soltanto gratificare i propri azionisti”, è il commento di Juergen Wechsler, a capo del sindacato metalmeccanico della Baviera IG Metall.
Oggi Siemens conta su un organico di 350mila lavoratori in tutto il mondo, di cui circa 115mila nelle sedi tedesche del gruppo.