DECRETO PNRR

Transizione 5.0, via libera al piano da 13 miliardi. Urso: “Architrave della politica industriale”

Il provvedimento licenziato dal Consiglio dei ministri punta a sostenere la trasformazione delle imprese italiane in ottica digital & green. Scatta il credito di imposta automatico. PA digitale: sprint all’IT Wallet. E sul fronte sanità si accelera sul fascicolo elettronico, più forte il ruolo dell’Agenas

Pubblicato il 27 Feb 2024

Adolfo Urso 4

Cambio di passo sul Pnrr. Con il decreto licenziato dal Consiglio dei ministri, il governo Meloni punta ad imprimere un’accelerazione soprattutto sul fronte della trasformazione digitale con attenzione precipua al digitale. Novità importanti riguardano infatti la tanto attesa Transizione 5.0, l’IT Wallet ovvero il nuovo sistema di identità digitale integrato con altri servizi, e la sanità digitale.

Fitto: “Decreto frutto di un lavoro molto complesso”

Il provvedimento, che arriva in Cdm dopo una serie di rinvii, è frutto, come spiegato dal ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto,  di un “lavoro molto complesso, articolato, sia dal punto di vista della dimensione finanziaria sia delle norme che contribuiranno ad un’accelerazione della spesa e una semplificazione”.

Il governo ha davanti la verifica sulla richiesta per la quinta rata e, come sottolineato ancora da Fitto in conferenza stampa, “i due obiettivi del 2024″, che sono la sesta e settima rata. Gli investimenti aggiuntivi previsti dal nuovo Pnrr post-revisione, pari a circa 25 miliardi, sono coperti per 15 miliardi con contributi aggiuntivi assegnati per RepowerEU (circa 2,76 miliardi), sovvenzioni aggiuntive derivanti dalla rivalutazione del Pil (0,14 miliardi), definanziamento di misure del vecchio Pnrr (circa 7 miliardi), economie su misure del vecchio Pnrr (circa 2,98 miliardi), risorse rinvenienti dall’inserimento nel Piano di progetti già finanziati a legislazione vigente (2 miliardi); oltre 9 miliardi derivano dalle rimodulazioni delle autorizzazioni di spesa specificamente indicate nel decreto.

Transizione 5.0 al via

Con il decreto Pnrr si avvia il piano Transizione 5.0 per sostenere la transizione digital&green delle imprese. Il programma mira a sostenere gli investimenti su questi due fronti attraverso un innovativo schema di crediti d’imposta.

Il Piano prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro, che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025.

“Il Piano Transizione 5.0 è architrave della nostra politica industriale, per consentire alle nostre imprese di innovarsi per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, nei due anni decisivi 2024/2025, in cui si ridisegnano gli assetti geoeconomici – spiega il ministro delle Imprese, Adolfo Urso – Oltre agli investimenti in beni strumentali, la misura è orientata anche alla formazione dei lavoratori, perché le competenze sono il fattore che fa la differenza soprattutto per il nostro Made in Italy”.

Scatta il credito di imposta automatico

Alle aziende verrà concesso un credito d’imposta automatico, senza alcuna valutazione preliminare, senza discriminazioni legate alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività o alla sua localizzazione. Saranno agevolati gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva pari almeno al 3% (o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento).

Inoltre, saranno ammessi anche investimenti in nuovi beni strumentali necessari all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e spese per la formazione del personale dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi. Le modalità di fruizione prevedono la compensazione del credito spettante presentando il modello F24 in un’unica rata. L’eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 sarà compensabile in 5 rate annuali di pari importo.

“Ci impegnano – sottolinea Urso – a sostenere attivamente le imprese italiane nella transizione verso un’economia più sostenibile, favorendo l’innovazione, la competitività e la creazione di valore nel contesto europeo e globale”.

PA digitale, verso l’IT Wallet

Nel decreto anche la spinta all’IT Wallet, il “Sistema di portafoglio digitale italiano, quale soluzione di portafoglio digitale pubblico. L’Agenzia per l’Italia Digitale adotterà le linee guida disciplinanti gli standard tecnologici e le soluzioni tecniche ed organizzative mentre a PagoPA e Poligrafico. La disciplina (compresa la tipologia di servizi che possono essere oggetto di remunerazione e dei soggetti privati accreditati in qualità di erogatori di servizi, incluse le relative indicazioni di costo) è demandata a uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri o dell’autorità politica delegata in materia di innovazione digitale, adottati di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la Pubblica Amministrazione, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

Nuovo assetto per PagoPA

Novota anche sul fronte dell’assetto di PagoPA. Come specificato dal comunicato del Consiglio dei ministri i diritti di opzione per l’acquisto dell’intera partecipazione azionaria detenuta dallo Stato in PagoPA sono attribuiti in misura maggioritaria a all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e, in misura minoritaria, a Poste. “Si prevede che anche per PagoPA – precisa la nota – non trovino applicazione le disposizioni in materia di: ricorso alle convenzioni-quadro e al mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni e di utilizzo della rete telematica e in materia di ricorso agli strumenti di acquisto e negoziazione della Consip per gli acquisti di beni e servizi informatici e di connettività”.

Gestione documentale, più poteri al Poligrafico

Novità sul fronte dematerializzazione e gestione documentale. Si prevede che per la revisione dei processi di dematerializzazione documentale, nonché la previsione che, per tali finalità il Dipartimento per la trasformazione digitale si avvalga dell’Istituto Poligrafico dello Stato, che, a sua volta, può avvalersi di concessionari di pubblici servizi.

Sanità digitale, sprint al fascicolo elettronico

Il novo decreto Pnrr rafforza il ruolo dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) nell’attuazione del progetto del fascicolo sanitario elettronico (Fse) e consente il riutilizzo della piattaforma creata per la verifica del Green Pass, validata a livello europeo, anche per altre e future certificazioni sanitarie. Sono inserite, inoltre, una disposizione in materia di trattamento di dati personali relativi alla Salute e misure in materia di interventi sulle infrastrutture ospedaliere.

Per assicurare l’evoluzione della Piattaforma nazionale – Dgc per il collegamento della stessa alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nonché assicurare la conduzione e manutenzione ordinaria della stessa, è autorizzata la spesa di euro 3.850.000 per l’anno 2024, da gestire nell’ambito della vigente convenzione tra il Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e Sogei. A decorrere dall’anno 2025, per la conduzione e manutenzione ordinaria della Piattaforma nazionale – Dgc è autorizzata la spesa di euro 1.850.000 annui, da gestire nell’ambito della convenzione.

Il ruolo della piattaforma Regis

Infine, il decreto Pnrr inserisce una stretta sui soggetti chiamati ad attuare il piano, soprattutto PA, enti locali e in house pubbliche. È stato pervisto che il governo abbia la possibilità di attivare poteri sostitutivi nel caso in cui, dopo la verifica delle rispettive unità di missione, ci sia un disallineamento tra i cronoprogrammi degli interventi e i dati comunicati dagli enti al sistema informatico Regis, il sistema di controllo, rendicontazione e monitoraggio del Pnrr

La norma stabilisce infatti che, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, i soggetti attuatori debbano rendere disponibile (o aggiornare) sulla piattaforma Regis il calendario – procedurale e finanziario – di ciascun programma e intervento, aggiornato alla data del 31 dicembre 2023, con l’indicazione dello stato di avanzamento

Entro i 30 giorni successivi, la struttura dirigenziale titolare della misura (l’unità di missione) deve attestare tramite lo stesso Regis che i cronoprogrammi siano effettivamente compatibili con il conseguimento degli obiettivi previsti dal Pnrr. La Struttura di missione Pnrr e la Ragioneria generale dello Stato insieme verificano l’adempimento di questo obbligo.

Se, sulla base dei dati risultati, si rilevino dei disallineamenti rispetto a quanto indicato nel cronoprogramma, la Struttura di missione richiede i necessari chiarimenti all’amministrazione centrale, che deve rispondere entro 15 giorni, prorogabili al massimo di altri 7. In caso di inutile decorso del termine, la Struttura di missione, sentita la Ragioneria, richiede al ministro per gli Affari europei di proporre al Consiglio dei ministri l’esercizio dei poteri sostitutivi.

Inoltre, se la Commissione Ue verifica “l’omesso o l’incompleto conseguimento degli obiettivi”, l’amministrazione centrale titolare dell’intervento è obbligata a restituire gli importi percepiti, attivando le corrispondenti azioni di recupero nei confronti dei soggetti attuatori”.

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