L'INTERVENTO

Viola: “Italia deve essere protagonista nella politica digitale europea”

A Bruxelles il Direttore generale della DG Connect della Commissione europea fa il punto sulle sfide che attendono il nostro Paese. Sanità digitale e Industria 4.0 le leve su cui fare forza. Ma non mancano le criticità: “Questione competenze capitolo nero”

Pubblicato il 19 Mag 2017

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“L’Italia deve essere protagonista nella politica digitale europea. Il prezzo che si paga per il ritardo accumulato è ancora alto ma bisogna andare avanti. È un Paese che deve e può farcela, ma servono più investimenti e una maggiore coscienza collettiva sul tema”. Roberto Viola, a capo della DG Connect della Commissione europea, si dice ottimista sul futuro digitale del nostro Paese. Un futuro su cui si gioca anche e soprattutto la crescita del Pil.

Sanità digitale e Industria 4.0 i due capitoli che più degli altri faranno la differenza. “Sarà la digitalizzazione della sanità la prossima sfida europea. E l’Italia è considerata fra i Paesi dalla maggiori potenzialità sia in termini di benefici sia di risparmio sulla spesa pubblica”, ha detto in un incontro con la stampa italiana organizzato a Bruxelles dalla Rappresentanza nazionale della Commissione europea. “L’Italia, dopo il Giappone, è il Paese più longevo e il sistema sanitario italiano è considerato fra i migliori al mondo. Il rovescio della medaglia sono i costi. Le proiezioni al 2050 ci dicono che la spesa sanitaria sarà la prima spesa per lo stato, superando quella per le pensioni, sfondando il 10% del pil e veleggiando verso il 15%. Il rischio vero è un abbassamento della qualità del servizio, ma le riforme non possono fare il paio con meno servizi. Una delle risposte, se non la risposta è quella tecnologica”, sottolinea Viola.

Dati alla mano, il DG evidenzia che la digitalizzazione del sistema sanitario comporta un risparmio sulla spesa sanitaria superiore al 5% e vale lo 0,5% del Pil. E aggiungendo il capitolo dell’assistenza personalizzata e lo screening delle cure, il risparmio sale al 20-30% e quindi al punto, punto e mezzo di pil nazionale. “L’Italia deve cogliere sfida sanità digitale perché ne ha più bisogno degli altri e ne guadagna anche di più. E più si accelera più si apportano benefici ai cittadini”.

Secondo Viola in Italia la situazione è a macchia di leopardo: “Ci sono Regioni molto avanti ma c’è anche molta frammentazione. Il processo della ricetta elettronica finisce con il sistema cartaceo, quindi non è pienamente funzionante. L’enorme quantità di dati che gli ospedali hanno sui pazienti resta localizzato, i database non si parlano. E la possibilità del consulto remoto non è ancora parte del dna del sistema sanitario. C’è poi la questione della privacy”. Insomma, la strada è ancora lunga ma Viola ci tiene a evidenziare che “non bisogna confondere la digitalizzazione con l’obbligo a mettere in rete i propri dati”, ma puntualizza che “va chiesta comunque l’autorizzazione preventiva”. “Sono certo che la figura del “donatore” digitale dei propri dati per migliorare la medicina sarebbe accolta positivamente”. In Belgio, ad esempio sui 7 milioni di cittadini ai quali è stata chiesta l’autorizzazione per l’uso dei dati, 5 milioni hanno detto sì.

Altro capitolo quello dell’industrializzazione digitale. “L’Italia è il secondo paese industriale d’Europa dopo la Germania ed è molto forte nella robotica. Inoltre il Piano Industria 4.0 presentato dal ministro Carlo Calenda è un’ottima iniziativa. Ma c’è la questione delle competenze e si tratta del capitolo più nero nella pagella europea, visto che l’Italia si piazza al 19mo posto. Il fatto che l’Italia non abbia abbastanza laureati in materie scientifiche è un problema serio in una società che sta andando verso l’alta tecnologia. Per l’Italia si apre dunque una sfida di cambiamento strutturale che deve essere affrontata”.

Ci piazziamo un po’ meglio sul fronte infrastrutturale: “L’Italia ha fatto un discreto passo in avanti sulla banda ultralarga. Negli ultimi dieci anni c’è stata la larga banda degli annunci, negli ultimi due anni i numeri dicono che il sistema si è messo in moto. Certo, continuerà a essere durissima: il prezzo che si paga per la falsa partenza è alto, ma puntare sulla fibra è la strada giusta. Ora bisogna andare avanti”.

Riguardo alla possibilità di “spingere” con i voucher, Viola ricorda che è attivo il progetto WiFi4Eu e che sul fronte aree grigie “L’ipotesi resta valida”. “Stiamo dialogando con le autorità italiane per capire come andare avanti e siamo pronti ad accogliere anche proposte innovative”.

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