Transazioni digitali, è ora di investire. A dirlo Alfieri Voltan, presidente di Siav, commentando i dati dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2B del Politecnico di Milano, secondo cui l’uso di strumenti digitali nelle transazioni tra le imprese, nel 2016 in Italia ha raggiunto quota 310 miliardi di euro, con un incremento del 19% rispetto all’anno precedente.
“Questo dimostra che la maturità digitale sta crescendo sempre più e che per le imprese è questo il momento giusto per investire in queste tematiche – spiega Voltan – La digitalizzazione, infatti, non è più un’opzione tralasciabile, ma una necessità per quelle aziende che vogliono rimanere competitive sul mercato garantendo velocità, efficienza e monitoraggio dei dati”.
“Siamo in un mercato, infatti, in cui oltre il 60% delle imprese indica, tra le proprie priorità, di implementare progetti a supporto del processo transazionale – prosegue il manager – La digitalizzazione del ciclo dell’ordine (vendita/acquisto) è un’occasione da non lasciarsi sfuggire, e aspettare potrebbe non essere conveniente all’impresa. Anche se la normativa a volte è lacunosa e carente, dal punto di vista tecnologico l’Italia è più matura rispetto ad altri paesi, in certi casi anche all’avanguardia”.
L’adozione degli strumenti di fatturazione digitale e di Ecm permette di snellire le operazioni legate alla contabilità e soprattutto rendere più veloci e precisi i processi di approvazione interni. In un momento storico in cui l’accesso al credito e la velocità di reazione sono fondamentali crediamo che non siano fattori secondari.
Secondo Voltan è essenziale “affidarsi ai partner giusti, che hanno esperienza in queste problematiche perché l’hanno fatto tante e tante volte, poiché c’è ancora tanto da fare in quella che viene chiamata ‘filiera delle filiere’, ci sono percorsi e processi commerciali che sono ancora troppo “analogici” ed è compito e responsabilità delle aziende come Siav di essere driver per le organizzazioni orientate verso la “tecnologizzazione” e maturazione digitale”.
L’obiettivo è quello di far finalmente decollare la eSupply chain collaboration riuscendo a soddisfare i bisogni digitali degli attori coinvolti. “Troppo spesso, infatti, si guarda ai vantaggi della digitalizzazione (vedi il Roi) rispetto ad aspetti che apparentemente risultano secondari (per esempio togliere la carta); in realtà è necessario far leva su questi aspetti secondari e accrescere quella cultura digitale che a volte è poco presente nelle piccole e medie imprese”, evidenzia il presidente di Siav.
“Il paradigma dell’industria 4.0 emerge anche in questi aspetti: non si tratta di sostituire linee produttive con macchinari digitali in grado di colloquiare con i sistemi informativi, ma di vedere la trasmissione delle informazioni lungo tutta la filiera produttiva fornitore-produttore-cliente in un continuum digitale capace di automatizzare e governare le attività produttive in maniera sempre più automatica e assistita da strumenti di analisi dei dati e delle transazioni – conclude – La quarta rivoluzione industriale insita in questi cambiamenti, quindi, si presenta più complessa della precedente, ma anche più promettente in termini di risultati ottenibili: così come le aziende che non hanno investito a suo tempo in un canale e-commerce affiancato a quello tradizionale stanno soffrendo della concorrenza internazionale (che ha abbracciato subito queste modalità) oggi chi non adotta velocemente questa logica “digitale” integrata nell’industria 4.0, rischia di accumulare uno svantaggio competitivo difficilmente colmabile”.