Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è in fase di crescita impetuosa: nel 2023 – dopo il già significativo +32% del 2022 – l’incremento ha sfiorato quota 52%, per un valore di 760 milioni. Merito, soprattutto, degli investimenti in soluzioni di analisi e interpretazione testi o in agenti conversazionali, mentre i progetti di GenAI, plausibilmente destinati al prossimo boom, rappresentano ancora solo il 5% del totale.
Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, sul tema insistono da un lato un interesse palesemente crescente, dall’altro una certa disparità nella maturità di adozione: solo l’11% delle aziende può essere considerato avanguardista e con piena maturità tecnologica, organizzativa e gestionale. Il 23% è nella fase di apprendimento, con progetti avviati ma senza metodologie strutturate, mentre il restante 66% è ancora in cammino o non percepisce l’AI come rilevante.
In uno scenario come questo, fatto per lo più di potenzialità ancora da esplorare, che importanza può avere un’opzione formativa ad hoc? Un supporto consulenziale che metta al centro l’AI e su questa innesti una roadmap a misura di impresa, che prenda le mosse da un approccio ispirazionale per addentrarsi poi negli aspetti tecnici e arrivare infine alla definizione di casi d’uso applicativi dell’AI nella singola azienda? L’esperienza di Digitiamo, team di sviluppo e design di prodotti digitali con un focus particolare proprio sull’intelligenza artificiale, suggerisce che oggi la differenza potrebbe giocarsi soprattutto su questo tavolo.
Non a caso, il cuore pulsante della sua value proposition prende la forma di una Business Academy che mira a colmare tutte le lacune delle imprese in materia: un supporto, ma anche una guida, per dare un senso di business all’implementazione dell’AI, con tanto di risvolto formativo per favorire l’upskilling del personale. E allontanare così eventuali resistenzeverso una nuova frontiera che, più che una temuta nemica, può rivelarsi un’importante alleata dell’operatività aziendale e del valore del lavoro umano.
Un mondo ancora pieno di sfide
L’adozione dell’AI non è priva di sfide. Il caso McDonald’s, che di recente ha sperimentato l’intelligenza artificiale per gestire il processo di ordinazione in 100 sedi negli Usa, ma ha chiuso la sperimentazione perché la tecnologia non era in grado di gestire le interazioni naturali umane, in questo senso fa scuola.
“Questo esempio – puntualizza Mirko Puliafito, ceo di Digitiamo – evidenzia che per ottenere benefici reali è cruciale adottare sistemi di AI in modo consapevole e strutturato”. Una delle sfide principali, in sostanza, è capire quali siano i migliori punti su cui l’AI può portare beneficio e, in questo contesto, la formazione e lo sviluppo di competenze specifiche diventano fondamentali. Ma come muoversi nel concreto?
Se è vero che l’uso di strumenti di supporto decisionale attivo e tecniche di ottimizzazione dei processi possono migliorare notevolmente l’organizzazione interna e aumentare l’attrattività commerciale, altrettanto vero è che per sfruttare al meglio il valore dell’AI è cruciale comprendere le sue potenzialità, le implicazioni e l’applicabilità all’organizzazione interna. Perché ogni realtà, alla fine, è un discorso a sé.
Su questo fronte, Digitiamo racconta un contesto italiano ancora molto disomogeneo: “Vediamo aziende che stanno ancora compiendo il passaggio al digitale – spiega Puliafito – e al contempo Top enterprise con dati e processi già digitalizzati e figure specifiche come Cto e Cio. Di fatto, tuttavia, le figure dedicate all’AI sono presenti solo nelle grandi realtà, segno che c’è ancora molta strada da fare. Sulle nuove tecnologie serve sì la formazione tecnica, ma anche e soprattutto la preparazione culturale e manageriale. Senza questi due risvolti non è possibile pensare a un’implementazione davvero efficace”.
AI come elemento della cultura aziendale
“L’AI deve essere spinta e sponsorizzata dai decision maker, ma deve diventare un elemento di cultura pervasiva dell’azienda, usata dai singoli – gli fa eco Riccardo Spinelli, Head of Academy di Digitiamo -. In futuro non parleremo di nuove professioni tout court, ma di integrazione e ampliamento delle competenze, nonché di capacità e abitudine all’utilizzo. In questa fase, per dare la giusta dimensione al fenomeno, è decisamente più appropriato parlare di job enrichment, perché è da qui che parte il vero cambiamento”.
Una Business Academy per accrescere maturità e consapevolezza
In questo contesto si innesta la Business Academy di Digitiamo. Creata per aumentare il livello di maturità e consapevolezza degli interlocutori aziendali e condividere esperienze e pratiche consolidate sui temi dell’AI, l’Academy offre un quadro completo della disciplina, coprendo i principali metodi per la creazione di sistemi intelligenti. Concentrandosi su natural language processing, machine learning e intelligent data processing, i percorsi formativi mirati mostrano come avviene l’integrazione dell’AI in azienda, migliorano i processi di business e favoriscono lo sviluppo di una roadmap per l’implementazione efficace di questa tecnologia.
Nel dettaglio, l’Academy è strutturata in diverse fasi che non necessariamente devono essere percorse tutte. La prima parte è di tipo “inspirational,” spesso necessaria per stimolare l’interesse verso nuove tecnologie. Coinvolgendo esperti di diverse funzioni aziendali come Business, Legal, HR e IT, si crea un primo momento di coinvolgimento dei decision maker. Segue una fase di inquadramento e alfabetizzazione, rivolta a una popolazione aziendale più ampia, per dare una ragionevole consapevolezza del tema. La fase successiva è quella di “deep dive”, dove si analizzano background di ruolo e formazione, desiderata e iniziative interne, per capire come la tecnologia possa migliorare il lavoro. Infine, sono previste una fase pratica, per far sperimentare l’AI alle persone, e una fase di business design, dove si immaginano progettualità e Proof of Concept (POC).
Un percorso pensato per più funzioni aziendali
“Alla fine del percorso non vogliamo una realtà one shot, ma miriamo a dare continuità alla relazione, proprio in virtù del fatto che l’AI stessa è qualcosa di evolutivo,” sottolinea Puliafito. Allo stesso modo, i destinatari della formazione variano in base alla tipologia di azienda e alla sua complessità: “Potrebbe trattarsi della funzione Finance che desidera evolvere certi processi, oppure l’HR che vuole un assistente AI – spiega il Ceo di Digitiamo -. Il numero e il nucleo delle varie fasi formative sono abbastanza standardizzati, ma la parte di business design ha un risvolto altamente personalizzato”.
I corsi offerti variano da moduli entry level di 4 ore, con una panoramica accessibile dei concetti chiave dell’AI, del Machine Learning (ML) e del Natural Language Processing (NLP), a percorsi più completi da 40 ore che adottano un approccio pratico alternando sessioni teoriche a esercitazioni pratiche e case study. I partecipanti hanno l’opportunità di lavorare su progetti guidati che coprono vari aspetti dell’AI, del ML, del NLP e dell’elaborazione dati.
Un know-how che aiuta a pianificare le progettualità
La Business Academy di Digitiamo si innesta su un’azienda già ricca di esperienze, offrendo un know-how pratico e non solo teorico. Questo approccio permette alle aziende di aumentare la loro consapevolezza prima di parlare di applicazione concreta dell’AI. “Le imprese – aggiunge Puliafito – sanno di avere di fronte non un’entità accademica, ma una realtà che trasferisce know-how, dando senso alle necessità di investimenti e di consapevolezza per affrontare le nuove frontiere della tecnologia”.
I feedback iniziali, in questo quadro, sono incoraggianti: le aziende stanno iniziando a comprendere l’importanza di investire in infrastrutture e gestione dei dati, riconoscendo che la condivisione e pulizia di questi asset sono fondamentali per l’adozione dell’AI. Ma non solo. “Fare Academy è importante perché sensibilizzare le aziende pre-budget aiuta a pianificare progettualità per il futuro – conclude il Ceo Puliafito -. E se è vero che siamo nel bel mezzo di un anno ancora ‘alla finestra’ sulla formazione, in attesa di sperimentazioni altrui, altrettanto vero è che l‘AI ha superato la fase di hype e ora deve guadagnare la maturità necessaria per una piena adozione”.
“Ci sono tecnologie dirompenti come l’AI che, se non affrontate in modo corretto, rischiano di dominare. L’idea è essere driver o driven: se voglio essere adeguato al mio contesto, devo capire che oggi questo costa sacrifici in termini di formazione e consapevolezza”, chiosa Spinelli. “Negare l’innovazione per paura è nefasto”. In questo senso, l’Academy Digitiamo letteralmente “salva e dà valore al lavoro perché la consapevolezza in questo senso è tutto. Solo su questa base, a conti fatti, è possibile crescere”.