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Censis: in Italia 200 robot ogni 10mila addetti, il doppio della media mondiale

Dedicato a robotica e intelligenza artificiale nell’impresa e nel lavoro uno dei capitoli del Rapporto annuale. Scenario in chiaroscuro: nel manufacturing ci piazziamo bene a livello mondiale ma siamo indietro rispetto ai Paesi leader Germania e Giappone e a quelli a tecnologie avanzate come Singapore e Corea del Sud. Automotive settore traino

Pubblicato il 06 Dic 2019

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Robotica e intelligenza artificiale stanno cambiando e cambieranno sempre di più il lavoro. E in Italia la presenza diffusa di robot si fa sempre più importante. È quanto emerge dal Rapporto Censis 2019. “Negli ultimi cinque anni oltre la metà delle imprese italiane ha investito in alcuni dei fattori abilitanti necessari per applicare le innovazioni ai processi produttivi, quali una connessione internet in grado di assorbire grandi volumi di dati scambiati in tempo reale, insieme a una infrastruttura anche basata sul cloud e al conseguente sforzo verso una maggiore sicurezza informatica”, si legge nel capitolo “Automazione, robotica e intelligenza artificiale cambiano l’impresa e il lavoro”.

Secondo le rilevazioni i settori in cui è maggiore la presenza di imprese che hanno effettuato investimenti sono anche quelli più tecnologicamente avanzati alias automotive, energia, biotech e servizi finanziari. Sempre più automatizzata la produzione industriale: “In Italia – si legge nel report – il numero di nuovi robot installati nel 2018 ha sfiorato le 10.000 unità, meno della metà di quelli installati in Germania, ma quasi il doppio rispetto agli altri grandi Paesi europei, come Francia e Spagna. Il settore in cui è più sviluppato il ricorso a robot sempre più avanzati e integrati è sicuramente quello dell’automotive”.

La presenza diffusa di robot negli impianti produttivi italiani è confermata dal rapporto robot/addetti nell’industria manifatturiera, evidenzia l’indagine. “Nel nostro Paese sono stati installati 200 robot ogni 10.000 addetti nell’industria, il doppio rispetto alla media mondiale. Ma siamo in ritardo rispetto ai Paesi protagonisti della produzione industriale, in particolare di quella di autoveicoli, come Germania (338) e Giappone (327), e rispetto ad economie con una manifattura altamente tecnologica, come Singapore (831) e la Corea del Sud (774)”. L’importanza per l’Italia è dimostrata dai dati sul commercio con l’estero delle nostre aziende produttrici: “La quota italiana sulle esportazioni mondiali di macchinari e apparecchiature meccaniche è pari al 6,1%, per un controvalore di 81,7 miliardi di euro e un saldo attivo pari a circa 50,6 miliardi di euro”.

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