“Il Fondo per la Repubblica Digitale è un cantiere di sperimentazione per la crescita del Paese che punta tutto sulla diffusione e implementazione delle competenze digitali”. Giorgio Righetti, direttore generale del fondo, delinea le azioni chiave e il ruolo che questo progetto può svolgere per vincere la sfida dell’innovazione.
Righetti, l’Italia ha un grande problema di competenze digitali, come certificato anche dal Desi. Quali sono i dati che meglio raccontano lo stato dell’arte?
In Italia, 26 milioni di cittadini non hanno competenze digitali di base: parliamo del 54% della popolazione italiana compresa tra i 16 e i 74 anni, rispetto al 46% della media Ue. Il ritardo del nostro Paese si estende con ulteriori criticità sia agli ambiti delle competenze più avanzate, sia a specifici territori – quali quelli del Mezzogiorno – che, infine, a precise categorie di persone, come i giovani e le donne. In Italia solo il 43,10% di quest’ultime possiede competenze digitali di base (48,20% per gli uomini), rispetto al dato Ue che corrisponde al 52,30%. Secondo il Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, infatti, il nostro Paese è al 114° posto per quanto riguarda la partecipazione economica femminile. Nonostante quasi il 60% dei laureati in Italia sia donna, con risultati migliori rispetto ai colleghi uomini, si rileva un alto tasso di disoccupazione femminile: nel 2021 lavora meno di una donna su due. Il nostro Paese, tra l’altro, presenta il più alto tasso di Neet (Not in Employment, Education or Training) all’interno dell’Ue, pari al 25,1%. In Italia, infatti, sono più di 3 milioni; il fenomeno riguarda prevalentemente le donne (57%) e le regioni del Sud, in cui risiede il 53% dei giovani che non studiano, non si formano e non lavorano. Di fronte a questo scenario, attuale e prospettico, attori pubblici e privati si sono mossi per colmare questo divario, dando vita al Fondo per la Repubblica Digitale.
Con che obiettivo nasce il Fondo?
Nato da una virtuosa partnership pubblico-privato sociale, ossia tra Governo e Fondazioni di origine bancaria, si prefigge l’obiettivo ambizioso di migliorare le competenze digitali del Paese. Alimentato dai versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, assistiti da un significativo credito d’imposta, il Fondo dovrebbe consentire di disporre – nel quinquennio 2022-2026 – di circa 350 milioni di euro per sviluppare la transizione digitale del Paese e, facendo ciò, ridurre il digital gap. Questa iniziativa, che mutua il modello già sperimentato e promosso dal 2016 da Acri (l’Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio) con il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha caratteristiche particolarmente originali.
Ovvero?
Il Fondo intende sperimentare pratiche innovative di formazione digitale, rivolte a specifiche fasce della popolazione – come per esempio Neet, donne e disoccupati – selezionare le proposte progettuali più efficaci, scalarle sul territorio nazionale, e consegnarne poi gli esiti al decisore pubblico, perché possa trasformarle in policy universali e permanenti. Innovativa è inoltre la partnership tra soggetti for profit e soggetti no profit, che collaborano insieme per formare i partecipanti ai corsi sulle competenze digitali di base e avanzate e migliorare così la loro condizione professionale. Proprio per sottolineare l’importanza di questo obiettivo, il 20% del contributo ai progetti verrà erogato secondo il principio pay for performance, ovvero in base ai risultati raggiunti in termini di nuova occupazione o miglioramento della posizione lavorativa dei partecipanti.
Di recente il Fondo ha varato i bandi bandi Onlife e Futura. Di che si tratta?
Il Fondo è entrato in piena operatività nell’ottobre scorso, mediante la pubblicazione dei primi due bandi – Onlife e Futura – i quali avevano a disposizione un plafond totale di 13 milioni di euro. Per il bando Onlife dedicato ai Neet – ossia giovani nella fascia di età 15-34 anni che non lavorano, non studiano e non partecipano ad un percorso di formazione – sono stati destinati 8 milioni di euro; per il bando Futura, dedicato a giovani donne tra 18 e 50 anni, sono stati destinati invece 5 milioni di euro. Con i due bandi, che si sono chiusi il 16 dicembre 2022, sono stati selezionati progetti di formazione validi e innovativi per accrescere le competenze digitali e per garantire migliori opportunità e condizioni di inserimento nel mondo del lavoro dei target selezionati.
A che punto sono questi bandi?
A seguito di un rigoroso processo valutativo dei 320 progetti pervenuti – 176 per il bando Futura e 144 per Onlife – condotto dalla struttura dell’Impresa sociale e da valutatori indipendenti esterni, ne sono stati selezionati in totale 23 che riceveranno contributi per complessivi 12,8 milioni di euro e che formeranno circa 5.000 tra Neet e giovani donne. I progetti, che verranno avviati nelle prossime settimane, sono pervenuti da tutto il territorio nazionale e sono stati presentati da enti del terzo settore (associazioni, Fondazioni, imprese sociali e organizzazioni di volontariato), enti privati senza scopo di lucro ed enti pubblici, in forma singola o in partnership. Inoltre, il 40% del totale dei progetti presentati sui due bandi sono rivolti all’area Nord-Centro, il 43% all’area Sud-Isole e il 17% si rivolge all’intero territorio nazionale.
Che iniziative avete in cantiere?
A breve diffonderemo due nuovi bandi che pubblicheremo sul sito fondorepubblicadigitale.it. Grazie ad un approccio straordinariamente innovativo per il Paese ed una chiara visione strategica, insieme ad una partnership sinergica e una governance efficace, il Fondo ha tutti gli strumenti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si prefigge e divenire un modello di riferimento per far fronte, in un’ottica di collaborazione pubblico e privato, alle numerose sfide che il Paese si trova ad affrontare.