SKILLS & LAVORO

Digital & green, in Italia il gap di competenze sale al 45%

L’allarme lanciato da Unioncamere. Il ministro Urso esorta le imprese a fare leva sui fondi Pnrr per l’aggiornamento dei profili professionali. Determinante il ruolo delle Its Academy: nel 2022, a un anno dal diploma, l’86,5% degli studenti ha trovato occupazione, è il migliore risultato di sempre

Pubblicato il 20 Ott 2023

Adolfo Urso 3

“Nel 2023 la difficoltà di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro potrebbe arrivare a riguardare il 45% delle assunzioni previste dalle imprese“. Lo ha detto il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, intervenendo al secondo forum sulla formazione continua promosso da Fondo For.Te. e da 24 Ore Eventi di scena in questi giorni a Sorrento.

In Italia il fenomeno del mismatch cresce più in fretta che altrove

“Il fenomeno del mismatch non riguarda solo l’Italia, ma da noi è cresciuto molto rapidamente, riguarda gran parte dei settori economici e si spiega in gran parte con la carenza vera e propria di candidati”, ha detto Tripoli. Il problema “è fortemente connesso con la richiesta di competenze digitali e legate alla green economy: per quasi due profili professionali su tre ricercati dalle imprese è richiesto il possesso di competenze digitali di base, mentre competenze informatiche avanzate sono ricercate per circa la metà delle figure da assumere. Le competenze collegate alla green economy sono ancora più richieste, quasi al pari delle competenze trasversali, e sono ricercate per circa quattro candidati all’assunzione su cinque”.

Inoltre, ha aggiunto Tripoli, “nel corso degli ultimi anni, le nostre indagini hanno messo in luce un deciso incremento nelle assunzioni programmate di lavoratori immigrati: per il 2022 si è stimato un flusso pari a 922mila contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato, con una crescita di 250mila rispetto al 2021 e quasi 295mila sopra il livello del 2019. Una dinamica che è destinata a proseguire anche nel 2023. Va ripensato l’approccio all’ingresso nel mondo del lavoro soprattutto nelle scuole, vanno potenziati i percorsi formativi durante l’intera vita lavorativa, e vanno riviste nelle aziende le modalità di conciliazione con gli altri aspetti della vita”.

La transizione digitale ed ecologica richiede soluzioni innovative

“È necessario che le nostre imprese riconoscano e sfruttino le opportunità offerte dal Pnrr per lo sviluppo di competenze avanzate e l’aggiornamento continuo dei profili professionali”. Lo ha affermato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e Made in Italy, intervenendo al forum. “Il governo è fortemente impegnato nel facilitare la transizione digitale ed ecologica che richiede soluzioni innovative, un’ architettura di processi rinnovata e un’organizzazione del lavoro aggiornata. Iniziative come il liceo del Made in Italy, la riforma degli Its e l’impegno crescente delle nostre università nel trasferimento tecnologico sono esempi tangibili del percorso che stiamo tracciando. A breve sarà operativo il Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore a Pavia che consentirà di rafforzare le nostre competenze in un settore così cruciale come la microelettronica attraverso una partnership stretta tra università e settore produttivo”.

La conoscenza, aggiunge il ministro, è “l’arma più potente che abbiamo di fronte alla rivoluzione digitale ed ecologica che ci circonda. Non è solo uno strumento, ma un moltiplicatore che può espandere l’esperienza individuale in una crescita collettiva, ridurre le disuguaglianze, e cementare la coesione sociale: tutti elementi che insieme significano crescita per il Paese”.

L’esecuzione del Pnrr ha bisogno di skill elevati

All’evento era presente anche Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che ha dichiarato: “Cosa c’è da fare in Italia in merito a competenze e formazione? Troppo”. Il sottosegretario, parlando con i giornalisti, ha detto che “siamo in un momento storico nel quale sta cambiando moltissimo il mondo di lavoro. Essere efficienti significa avere skill dei lavoratori molto alti. Anche gli investimenti che stiamo facendo sul Pnrr hanno bisogno di una mano d’opera di alta specializzazione. Negli anni”, ha continuato il sottosegretario “è mancato oggettivamente un orientamento, ma ora il nostro Paese è pronto per trovare soluzioni, per trovare queste competenze. Consideriamo che il mondo del lavoro sta cambiando velocamente: un’accelerazione già dettata dal Covid ma che ora prosegue. Penso all‘intelligenza artificiale, su altre situazioni. Da qui ai prossimi anni avremo mansioni diverse rispetto ad oggi: sarà necessario dunque che la formazione sia mirata, specifica, orientata”.

E gli Its Academy si confermano “fabbriche del lavoro”

Il monito lanciato dalle istituzioni trova del resto riscontro nei risultati emersi dal monitoraggio annuale sugli Its Academy realizzato da Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) su incarico del Ministero dell’Istruzione e del Merito sui percorsi di studi terminati da almeno 12 mesi.

A un anno dal diploma, l’86,5% degli studenti degli Its Academy che hanno concluso il proprio percorso di studi nel 2022 ha trovato un’occupazione. Di questa percentuale (pari a 5.556 diplomati), il 93,6% svolge un lavoro coerente con gli studi effettuati. Inoltre, il dato dei non occupati, pari al 13,5%, è quasi la metà dello scorso anno. Si tratta del migliore risultato di sempre.

“I dati dell’ultimo monitoraggio sugli Its Academy condotto da Indire confermano l’alta qualità e l’efficacia di questo segmento formativo. I numeri delle performance occupazionali evidenziano che l’offerta formativa degli Its Academy, a ciclo breve e basata sostanzialmente su un’organizzazione flessibile e una didattica esperienziale, può dare opportunità per un rapido sbocco nel mondo del lavoro ed è in grado di intercettare i crescenti fabbisogni di elevate competenze tecniche espressi dalla domanda delle aziende”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Un altro soddisfacente risultato riguarda i percorsi aventi diritto al 30% del contributo nazionale a titolo di premialità: quest’anno sono il 67,3% dei percorsi monitorati (212 su 315), a fronte di una media nettamente inferiore (50%) registrata nel corso degli anni precedenti.

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