IL REPORT

L’Ict italiano crea 88mila nuovi posti di lavoro. Ma le skill non sono adeguate

Secondo l’Osservatorio delle Competenze Digitali sono gli esperti di Cloud, Big data e Cybersecurity i più ambiti dalle aziende. Non bastano solo le conoscenze tecniche, ma serve attitudine manageriale e capacità di valutare

Pubblicato il 03 Dic 2018

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Il lavoro in Italia c’è. Almeno nell’ambito Ict e soprattutto nelle aree Cloud computing, Big data e Cyber security. Sono 64 mila gli annunci pubblicati in rete nel 2017, numero più che raddoppiato negli ultimi quattro anni, registrando un incremento del +7% rispetto al 2016. E le stime per il triennio 2018-2020 sono ulteriormente ottimistiche: fino a 88 mila nuovi posti di lavoro specializzati in Ict. Il problema è che si fatica a reperire le competenze tecnologiche necessarie a supportare il cambiamento e a formare profili. È la conferma che emerge dalla quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto dalle maggiori Associazioni Ict nazionali (Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia) con il supporto di Cfmt, Confcommercio, Confindustria e il patrocinio di Miur e Agid.

Sviluppatori e consulenti sempre più richiesti, soprattutto al Nord-Ovest

Con una crescita del 19% sull’anno precedente e una quota di annunci sul web di 49%, gli Sviluppatori guidano la classifica dei ruoli più ricercati, seguiti dai consulenti Ict, richiesti in un annuncio su sei. Cresce progressivamente anche la quota delle nuove professioni connaturate alla trasformazione digitale quali il Service Development Manager, il Big Data Specialist e il Cyber security Officer. A livello territoriale, il maggiore incremento si concentra nel Nord-Ovest (soprattutto in Lombardia) con una quota della domanda pari al 48% del totale Italia; in quest’area i livelli di richiesta per i Big Data Specialist e i Service Development Manager raggiungono il 60%. Insieme all’Ict, è il settore Servizi ad avere la quota maggiore (20%) della domanda di professionisti per la trasformazione digitale: i più richiesti sono l’Ict Operation Manager (56%), il Digital Media Specialist (53%) e l’Ict Consultant (45%). Anche le retribuzioni 2017 dei profili IT sono in crescita: nelle aziende di informatica ed elettronica i Quadri registrano +4,3% e i Dirigenti +6,0%. Nelle aziende di Consulenza e Servizi Ict crescono le retribuzioni degli Impiegati +2,5%, dei Dirigenti (+1,9%) e dei Quadri +1,8%.

Troppi diplomati, servono laureati Ict con skill adatte

Il gap tra domanda e offerta di specialisti Ict conferma che occorre agire al più presto se si vogliono cogliere tutte le potenzialità del nuovo mercato del lavoro digitale. Le stime dell’Osservatorio, disegnate su uno scenario più conservativo ed uno più espansivo, mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra i 12.800 e i 20.500, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500: un gap che arriva dunque al 58%. Opposta la situazione per i Diplomati: il fabbisogno oscillerà fra i 7.900 e i 12.600, con un surplus che oscillerà fra i 3.400 e gli 8.100 (27%). I laureati Ict dunque crescono ma troppo lentamente: nel 2017 toccano le 7.700 unità, in lievissima crescita rispetto al 2016, ma sono calati gli specialisti in Informatica e Ingegneria Informatica, pari a 4.460. Si attenua la tendenza dei laureati triennali a terminare gli studi dopo la laurea triennale (+3% da +10% nel 2016), mentre continua l’incremento nelle immatricolazioni anche se in misura ridotta (+3,5% contro il +9% nel 2016) e con percentuali di abbandono che restano elevate (si laurea solo il 40% degli immatricolati nelle triennali, come nel 2016). La tendenza alla crescita delle immatricolazioni in Area Ict non è uniforme: Nord-Ovest, Nord-Est e Sud crescono al ritmo del 6%, le Isole addirittura +13%, diminuisce il Centro (-9,2%). In termini di genere resta molto bassa la quota femminile: circa il 19% contro il 53% nella media di tutti i corsi.

Cosa cercano le aziende: quattro linee guida per colmare il gap

La rilevanza delle skill digitali è misurata dal Digital Skill Rate, ovvero il grado di pervasività delle competenze digitali all’interno di una singola professione: in media 48% per le professioni Ict e 14% per le professioni non Ict. Il Digital Skill Rate varia tra il 30% e il 51% per quasi tutte le professioni Ict e supera il 51% per Database Administrator, Developer, Systems Analyst e Technical e Network Specialist. Passando alle Soft Skill, esse diventano più pervasive in tutte le professioni: in media per le professioni Ict il soft skill rate si attesta al 28%, mentre è pari al 35% per le professioni non Ict. Le punte di maggiore rilevanza delle soft skill (tra il 38% e il 51%) si rilevano per Ict Operations Manager, Account Manager, Ict Consultant, Project Manager, Cyber security Officer e Business Analyst.

Per colmare il disallineamento tra domanda e offerta di competenze e professioni Ict, l’Osservatorio propone un sistema di politiche per la formazione e il lavoro delle nuove professioni Ict articolato in quattro ambiti strategici.

Accrescere il numero laureati e di esperti informatici con competenze avanzate attraverso fidelizzazione degli studenti Ict e diminuire la dispersione degli studenti Ict nel passaggio da scuola secondaria a università. Sono questi gli obiettivi più urgenti per rimuovere il divario nel mix di laureati contro diplomati che entrano sul mercato (33% vs 67%) rispetto a quello richiesto (62% vs 38%).

Considerato poi che le professioni Ict più richieste si caratterizzano per un mix articolato di conoscenze tecnologiche a rapida obsolescenza e competenze sempre più avanzate per governare strategicamente i cambiamenti, bisogna acquisire questo mix di skill tecnologiche, manageriali e soft in tempi rapidi. Il che presuppone l’accesso a percorsi di studio più innovativi e continua esperienza sul campo

Occorre poi avviare programmi di aggiornamento permanente e riconversione professionale. Il paradosso degli informatici sempre più richiesti nelle fasce di età più giovani e sempre più disoccupati nelle fasce di età sopra i 35 richiede una maggiore cultura dell’aggiornamento permanente attraverso canali di auto-apprendimento già ampiamente utilizzati nelle economie più digitalmente avanzate.

Infine, bisogna dare vita a nuovi modelli di interazione Domanda-Offerta nel mercato del lavoro per le professioni Ict. Maggiori informazione, consapevolezza e cooperazione tra aziende, scuola/università e ricerca possono avvicinare e coinvolgere la domanda nelle iniziative di sviluppo e attrazione dei talenti digitali a diversi livelli.

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