L'ALLARME ROSSO

Pnrr, mancano specialisti Ict: a rischio la roadmap digitale

Migliaia le figure irreperibili sul mercato a partire dagli addetti delle Tlc. Un fenomeno non solo italiano ed europeo. Negli Usa appena creata una task force per fronteggiare l’emergenza ultrabroadband. Senza nuove reti impossibile mandare avanti la digital transformation

Pubblicato il 19 Gen 2022

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C’è un macigno sulla strada della digitalizzazione dell’Italia: la mancanza di figure specializzate nei settori delle Tlc e del digitale. Una situazione finora sottovalutata e che rischia di impattare sulla roadmap dei progetti ben più delle difficoltà legate ai complessi iter burocratici (le semplificazioni finora avviate non sono del tutto sufficienti a snellire cantieri e avvio dell’operatività), ai contenziosi fra aziende (in particolare gli operatori di Tlc) che continuano a perdurare a suon di ricorsi e alle “lotte” intestine fra partiti politici che con l’arma delle mozioni e delle interrogazioni rallentano i lavori parlamentari al posto di accelerarli.

L’allarme skill gap è stato lanciato da tempo: all’appello mancano fra i 10mila e i 15mila addetti per la posa delle reti, alias per gli scavi. E la situazione si complica con il Superbonus 110% che fagocita manodopera. E non a caso il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao, ieri in audizione alla Camera, ha indicato che “le priorità ora sono aggiudicare i bandi di gara entro giugno, superare le criticità relative alla scarsa disponibilità di forza lavoro qualificata – abbiamo inserito nei bandi di gara uno specifico punteggio per gli operatori che dimostreranno di avere una buona strategia per la formazione – e continuare il processo di semplificazione dei tempi amministrativi”.

Resta forte il gap nella Pubblica amministrazione: secondo i dati della VII indagine su “L’informatizzazione nelle Amministrazioni locali” diffusa oggi dalla Banca d’Italia (SCARICA QUI IL REPORT) il 65% delle pubbliche amministrazioni lamenta poche risorse ed il 58% poco personale.

L’Italia non è l’unico Paese a registrare difficoltà con il reperimento di forza lavoro qualificata e in linea con le esigenze del mercato digitale, ma di certo è fra quelli più in difficoltà: nella classifica Desi 2021 ci piazziamo al 25mo posto alla voce e-skill registrando, rispetto alla media Ue, livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. Ma la questione skill è allarmante in tutta l’Unione europea e persino gli Stati Uniti, fucina di talenti, si stanno trovando in difficoltà in particolare nel settore delle telecomunicazioni. È notizia dell’ultim’ora la creazione di una task force ad hoc da parte dei dipartimenti governativi del lavoro e dell’istruzione, la Commissione federale per le comunicazioni (Fcc), l’amministrazione nazionale delle telecomunicazioni e dell’informazione (Ntia). La nuova “Telecommunications industry workforce” avrà il compito di identificare i profili mancanti all’appello e mettere a punto iniziative per spingere la formazione qualificata in particolare per accelerare i piani di infrastrutturazione a banda ultralarga.

Le figure più richieste sul mercato

Ma quali sono le figure più richieste nel nostro Paese? Due gli studi appena sfornati rispettivamente da Linkedin e Randstad. Secondo la ricognizione di Linkedin “i nuovi trend come la veloce crescita del settore tecnologico e la nascita di nuove professionalità, sono la risposta alle attuali esigenze del mercato e alla digital transformation”, ha detto il country manager Marcello Albergoni.

Nella classifica dei lavori in crescita al primo posto si piazza l’ingegnere robotico, al secondo l’ingegnere del machine learning e al terzo il cloud architect, figure evidentemente collegate ai piani di sviluppo nell’ambito di Industria 4.0. A seguire, nella top ten: data engineer, sustanaibility manager, consulente di data management, analista delle risorse umane, talent acquisition specialist, software account executive e cyber security specialist. Nelle prime dieci posizioni ci sono dunque figure indispensabili per la transizione digitale ed ecologica di pubblica amministrazione e aziende nonché per garantire la sicurezza delle infrastrutture.

Secondo Randstad ammontano a 4mila le offerte di lavoro aperte nel nostro Paese e oltre 300 riguardano ricerche di profili Ict. Al top della classifica ci sono i magazzinieri – anche e soprattutto a seguito della forte espansione dell’ecommerce trainata da Amazon – al secondo gli operai metalmeccanici, e qui torna il fenomeno Industria 4.0 e robotizzazione delle attività, al terzo gli infermieri e non potrebbe essere altrimenti vista la situazione sanitaria collegata alla pandemia.

Ed è sui profili Ict che sono puntati i riflettori: “Per effetto della trasformazione digitale che investe in modo trasversale tutti i settori – si legge nel report – tra i quindici profili più richiesti tre sono Ict (sviluppatore Java, system administrator, help desk) per cui oggi si contano complessivamente oltre 300 ricerche attive. Anche le competenze informatiche sono ormai requisiti diffusi per molte altre professioni”.

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