Li chiamano nomandi digitali e, stando alle ultime stime, sarebbero almeno 35 milioni in tutto il mondo. Si tratta di professionisti specializzati che sfruttano le potenzialità della tecnologia e di Internet per lavorare da remoto, viaggiando e vivendo in diversi luoghi. In media guadagnano oltre 1600 euro al mese e, se si riunissero in un unico posto, costituirebbero il 38° Paese al mondo per ricchezza pro capite e il 41° per numero di abitanti. È questa la fotografia scattata da Bluepillow – motore di ricerca globale di alloggi – sul nomadismo digitale, un trend in costante crescita negli ultimi anni.
Chi sono i nomadi digitali?
Ma chi sono i nomadi digitali? A livello demografico risulta evidente come i lavoratori-viaggiatori siano prevalentemente Millennials (44%) – ossia nati tra il 1981 e il 1996 – e uomini, anche se in Italia sono soprattutto le donne a scegliere di diventare digital nomads. Inoltre, si tratta in gran parte persone laureate (il 72% ha una laurea triennale e il 33% la magistrale) e sposate (circa il 61%), abituate a viaggiare sia da sole che con il loro partner. Infine, dal punto di vista professionale, i nomadi digitali si suddividono, secondo uno studio di Passport-Photo.Online, in freelancer (36%), imprenditori (33%) e lavoratori dipendenti (21%), e operano principalmente nei seguenti settori: IT (19%), servizi creativi (10%), educazione (9%), consulenza, coaching e ricerca (8%), vendite, marketing e pubbliche relazioni (8%) e finanza e contabilità (8%).
Talenti in movimento
I lavoratori-viaggiatori stanno gradualmente modificando le loro abitudini: sebbene l’11% dei digital nomads dichiari di restare in una località per 1-2 mesi, mentre il 12% si ferma per minimo 3 mesi, circa il 50% dei nomandi digitali sceglie di rimanere nello stesso posto per non più di 4 settimane, assecondando così il desiderio di abbinare la quotidianità lavorativa a momenti di scoperta del panorama locale. Relativamente agli alloggi, la maggior parte dei nomadi digitali preferisce risiedere in un hotel, mentre altri chiedono ospitalità ad amici o familiari. Ulteriori opzioni popolari sono poi le case vacanze e gli appartamenti affittati da privati tramite piattaforme di ricerca (36%), i camper (21%) e gli ostelli (16%).
Nomadi digitali, chance imperdibile per le aziende
E il nomadismo digitale è un’opportunità imperdibile per le aziende che vogliano attrarre talenti fuiri dai confini aziendali. Grazie infatti al nomadismo digitale, le imprese non sono più vincolati dalla necessità di effettuare ricerche di personale a livello locale, ma possono spaziare oltre i confini territoriali per individuare i candidati che abbiano le esatte competenze che stanno cercando. Andando oltre e abbracciando nuove modalità di gestione dei talenti, è possibile anche assicurarsi una maggiore fidelizzazione delle persone e un recruitment di qualità.
Il nodo della sicurezza
Naturalmente i leader aziendali devono tener conto delle implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo spinto della tecnologia da parte dei nomadi digitali. Ma maggiore libertà non significa necessariamente minore sicurezza. Oltre a una più attenta vigilanza individuale, esistono soluzioni di sicurezza di elevata qualità che offrono ulteriori livelli di protezione alle aziende che si avvalgono del lavoro da remoto o ibrido. Tali soluzioni permettono ai leader aziendali di proteggere le loro aziende dai potenziali cyberattacchi che si verificano in un panorama di minacce sempre più complesso.
Sprint all’economia
Ma non sono solo le aziende e i dipendenti a beneficiare del nomadismo digitale, bensì anche le destinazioni verso le quali si dirigono. Il lavoro ibrido crea importanti opportunità per i governi e le autorità locali per affrontare le sfide del turismo e rilanciare la loro economia. Hanno la possibilità di ripensare le loro città per renderle più attraenti per gli investitori e i talenti.
Secondo una recente ricerca del MIT Enterprise Forum, ad esempio, la Grecia potrebbe beneficiare di ben 1,6 miliardi di euro grazie al visto per nomadi digitali. La piccola città di Ponga, nelle montagne settentrionali della Spagna, è pronta a offrire 2.970 euro a ogni persona e famiglia che vi si trasferisce. L’ambizione delle autorità locali è che i nuovi cittadini contribuiscano a sostenere l’economia locale, godendo di 2.000 ore di sole all’anno. Nel frattempo l’Italia ha annunciato che pagherà addirittura 30.000 euro a chi si trasferirà in alcune delle sue città rurali.
I progetti di Cisco
Cisco ha già avviato progetti di lavoro nomade sia a Venezia che nell’isola di Rodi, offrendo ai dipendenti la possibilità di vivere e lavorare per tre mesi come una persona del posto. Oltre a rappresentare un’opportunità che ha cambiato la vita dei dipendenti, ha anche introdotto nuove possibilità per queste località di abbracciare l’innovazione e contribuire a colmare il divario locale di competenze digitali. Per sostenere le proprie ambizioni e consentire alle persone di lavorare senza problemi, Cisco ha dotato biblioteche, musei, spazi artistici e altro ancora di tecnologie per il lavoro a distanza e di infrastrutture di rete che contribuiscono ad alimentare i servizi e le imprese locali.
Per i nomadi digitali che vivono in questi luoghi, c’è anche l’aspetto positivo di poter restituire il proprio contributo a una comunità che accoglie davvero con favore il loro contributo all’economia locale e apprezza il valore delle loro conoscenze e competenze.
Diventare un nomade digitale significa veramente che “il mondo è tuo”. E’ possibile attrarre e trattenere i migliori talenti , mantenendo un elevato livello di produttività e di prestazioni. E significa che i governi e i comuni di tutto il mondo possono sfruttare i numerosi vantaggi che la tecnologia digitale offre alle loro città per creare nuove opportunità per tutti.