Gare pubbliche e contact center, molte aziende “forzano” lo strumento dello smart working. E in questo modo si sottraggono alle tutele garantite dalla clausola sociale senza però infrangere alcuna legge. E’ l’allarme che Assocontact – l’Associazione Nazionale dei Business Process Outsourcer – raccoglie dalle sue associate, dai sindacati e dai lavoratori in merito al tema dell’applicazione distorta della clausola sociale in gare pubbliche già aggiudicate o in fase di aggiudicazione. “Un fenomeno – si legge in una nota – che si sta diffondendo in modo allarmante e che denota tutti i limiti di una legislazione ancora lacunosa per il settore dei Contact Center”.
Disattese le tutele garantite dalla clausola sociale
Sempre più aziende, infatti, annota l’associazione, “hanno imparato la ‘lezione Inps servizi’: subentrare in una commessa senza mantenere le condizioni economiche precedenti. Già al tempo, Assocontact aveva messo in guardia sul rischio che l’operazione di internalizzazione effettuata dal colosso della Pubblica amministrazione italiana potesse diventare un pericoloso precedente”. E l’associazione conclude: “Così è stato”.
Molte aziende, sfruttando la possibilità offerta da piattaforme contrattuali eterogenee rispetto al contratto leader e forzando oltre misura lo strumento dello smart working, si stanno sottraendo alle tutele garantite dalla clausola sociale (territorialità e continuità delle condizioni economiche) e dalle Tabelle Ministeriali, senza però infrangere alcuna legge.
Il tema lanciato dal ministero del Lavoro
Poche settimane fa il Sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Claudio Durigon, intervenendo ad un evento Assocontact aveva attirato l’attenzione sul tema: “Il governo può e deve impegnarsi per il rispetto delle Tabelle Ministeriali nelle gare pubbliche, ricorrendo per esempio al codice degli appalti o al fondo per i contratti pubblici. Nel libero mercato invece si deve limitare a fare della moral suasion. Che, attenzione, non è inutile. Se per esempio si collegasse alla Certificazione delle Competenze l’istituzione di un Registro dei Professionisti, una sorta di albo per capirci, e si aggiungesse una certificazione specifica per le aziende di Business Process Outsourcing, allora potremmo chiedere ai committenti di preferire fornitori certificati e con personale certificato, anche stabilendo delle premialità per chi dispone di tali certificazioni; ecco che le cose potrebbero cominciare a cambiare. Decisamente in meglio”.
Assocontact: stop al ricorso al massimo ribasso
Assocontact, dopo aver ricevuto il via libera del Garante della Privacy al Codice di Condotta è già al lavoro – si legge ancora nella nota – sulla Certificazione delle Competenze “e confida nella sensibilità manifestata dal nuovo Governo e sulla sua capacità di porre mano a leggi e istituti che possano, finalmente, dare un quadro di regole certe e chiare”. L’associazione punta a investire in formazione, “in diritti dei cittadini e dei lavoratori, in qualità del servizio per aumentare il valore del proprio lavoro e ottenere adeguata remunerazione da parte dei committenti, spezzando il ricorso al massimo ribasso e alla competizione basata solo sui prezzi”.