AGENDA DIGITALE

Coppola: “Il digital gap non è più tecnologico, serve investire sui giovani”

Secondo il deputato Pd il divide infrastruttuale non esiste quasi più: “Ripartire dalla scuola e sostenere una connessione pubblico-privato per diffondere competenze adeguate”

Pubblicato il 16 Feb 2015

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Più che un digital divide infrastrutturale, in Italia “ci deve essere una forte accelerazione sul digital divide culturale” e bisogna “puntare sui giovani, dando massima fiducia ai ragazzi che vogliono intraprendere la strada del digitale per lavorare”. La strada per rendere l’Italia sempre più connessa è indicata all’Adnkronos da Paolo Coppola, deputato del Pd e componente della Commissione di studio per la elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet, la prima istituita in Italia in sede parlamentare su questi temi.

“In Italia circa 24 milioni di persone non hanno mai avuto accesso a internet: questo numero diminuisce di 800mila unità l’anno” evidenzia Coppola, tra gli ideatori del sistema per l’identità digitale e che oggi ne ha parlato al convegno alla Camera “Fiducia e Innovazione. Nuovi modelli di relazione e di misura”, promosso dall’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica di cui è membro e da Culture.

Ed il problema, aggiunge secco Coppola, “non è quasi mai infrastrutturale ma culturale”. “Molti italiani non vedono il motivo di connettersi alla rete, molti imprenditori stentano ad usare l’e-commerce e molti consumatori non si fidano a comprare prodotti on line. L’Italia è tra gli ultimi Paesi europei per e-commerce e questo è un problema enorme” aggiunge Coppola, informatico e consigliere per l’Agenda digitale del ministro Marianna Madia.

“Il problema tecnologico – osserva ancora Coppola – non esiste quasi più. La tecnologia va avanti fortissima, è un’accelerazione continua”, eppure le persone non riescono a capire “quanto la tecnologia sia avanti. Penso alle auto che si muovono senza guidatore a bordo o ai visori di Microsoft che creano realtà aumentata in tempo reale”. E, rimarca, “parlo di tecnologie che sono già prodotti che saranno di uso comune nei prossimi anni”.

Ma tutto ciò “noi lo perdiamo per un problema culturale. In Italia -dice ancora- non abbiamo ancora abbracciato il paradigma tecnologico, il digitale è visto come una delle cose all’ultimo posto nell’interesse generale e arriviamo tardi, magari quando le decisioni importanti sono state già prese. E invece il digitale vive di processi”. “Se non cogliamo questi processi, questi passaggi, rimaniamo indietro”. Per questo Coppola esorta ad “avere fiducia nell’innovazione”.

Ma per ottenere questo obiettivo, avverte, “serve però un forte lavoro sul piano culturale, ripartire dalla scuola e sostenere una connessione pubblico-privato”. “Non possiamo più permetterci di rimanere indietro, di non capire la trasformazione digitale che sta avvenendo: possiamo subirla o cavalcarla. Come Intergruppo parlamentare per l’innovazione – conclude Coppola – stiamo facendo per questo un gran lavoro. E portando all’attenzione del Parlamento tutte queste azioni sul digitale”.

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