TECNOLOGIE

Coronavirus, picco di telelavoro in Cina. Volano le chat

Misure di quarantena e panico stanno trasformando il mercato del lavoro. Messa al bando di riunioni e co-working, i dipendenti si attrezzano a lavorare da casa. “E’ il più grande esperimento di smart working mai realizzato”

Pubblicato il 03 Feb 2020

coronavirus

Telelavoro, non più un “lusso” ma una necessità in Cina. E’ questa il maxi “esperimento” – così lo ribattezza Bloomberg – che si sta consumando nel mercato del lavoro del Paese asiatico alle prese con il coronavirus che vede i centro urbani trasformarsi in città fantasma.

Migliaia di aziende stanno tentando affannosamente di mantenere le attività attraverso modalità alternative: il telelavoro è fra queste.

Registra una brusca frenata il co-working che lascia il passo a app di videochat aziendali mentre i dipendenti si preparano a diventare un enorme esercito che lavora da casa. Si impenna l’utilizzo di piattaforme come WeChat Work o Lark soprattutto negli ambienti finanziari di Hong Kong e Shanghai, città con distretti commerciali che si affidano a centinaia di migliaia di impiegati specializzati in logistica, assicurazioni, diritto. In ginocchio il settore dei servizi che in Cina rappresenta il 53% dell’economia, così come altri business, dal commercio all’entertainment.

Virus, i costi per l’economia

Il peggio deve ancora venire – fa sapere l’analista Nomura Ting Lu in una nota -. Riteniamo che il 2019-nCoV  causerà un duro colpo all’economia cinese nel breve termine”. Un “colpo” che si svilupperà in parte sugli effetti psicologici causati dalla paura, dice Warwick McKibbon, professore di economia alla Australian National University di Canberra. Se la Sars è costata all’economia globale 40 miliardi di dollari, si prevede che il contraccolpo del coronavirus possa raggiungere un costo maggiore di tre o quattro volte. “Il fattore scatenante – dice McKibbon – è il panico”.

“Stiamo per affrontare un gigantesco esperimento – dice Alvin Foo, Ad di Reprise Digital, società pubblicitaria di Shanghai -. Non è facile per un’agenzia creativa che fa brainstorming offline cambiare radicalmente le proprie modalità, ma ora abbiamo la possibilità di testare l’efficacia del telelavoro”.

Innumerevoli i casi di cambiamento di programma per i dipendenti. Tiko Mamuchashvili, organizzatrice di eventi presso l’hotel Hyatt di Pechino – riporta Bloomberg – si è vista prorogare le ferie fino al 3 febbraio, poi fino al 10 febbraio, e ha ricevuto l’ordine di informare ogni mattina il proprio dipartimento sulle proprie condizioni di salute.

Smart working, limiti e vantaggi

La paura del coronavirus potrebbe produrre risultati inattesi. Se da un lato alcuni manager temono che la “fuga” dagli uffici ridurrà la produttività, esistono però alcune prove del contrario. Uno studio del 2015 dell’Università di Stanford in California aveva rivelato che la produttività tra i dipendenti dei call center dell’agenzia di viaggi cinese Ctrip era aumentata del 13% con il telelavoro.

Il panorama si presenta però allarmante. Il virus sta impattando negativamente sul co-working, modello di business che in Cina ha registrato un’impennata negli ultimi anni con l’aumento degli affitti e la nascita di innumerevoli startup tecnologiche.

E per molte aziende istruire i dipendenti sul telelavoro risolve solo in parte i problemi. Per molte fabbriche, società di logistica e punti vendita la sopravvivenza è messa in discussione. Per Casetify, produttore di custodie per telefoni, il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno migliore di sempre: la diffusione del virus ha costretto l’azienda a chiedere alla maggior parte dei dipendenti di lavorare da casa.

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