MERCATO DEL LAVORO

Digital skill di base richieste per 3 assunzioni su 5. Nel Nordest il picco di mismatch

Studio Unioncamere e Anpal: le difficoltà di reperimento di profili specializzati crescono con l’aumento di competenze chieste. Il gap si estende fino a quota 41% per gli esperti 4.0. Strategico il possesso di “mix” di e-skill

Pubblicato il 04 Mar 2022

skill-competenze

L’ombra del digital mismatch sul mercato italiano del lavoro. Per le aziende varia dal 34,9% al 37,8% la difficoltà a reperire personale dotato di competenze digitali di base. Più alta (dal 36% al 40,3%) in caso di richiesta di capacità matematico-informatiche. Mentre per le competenze 4.0 la difficoltà varia dal 37% al 40,9%. Emerge dall’indagine 2021 del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal (realizzate in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne) secondo cui le difficoltà di reperimento si intensificano al crescere del grado di importanza attribuito all’eskill richiesto per lo svolgimento della professione. Su scala territoriale le maggiori difficoltà di reperimento per le capacità matematico-informatiche emergono nel Nordest con un dato pari al 48,4%, in particolare in Friuli-Venezia Giulia (50,0%) e Veneto (48,8%).

Determinante il possesso di “e-skill mix”

Per gestire le sfide tecnologiche e gestionali che le imprese devono affrontare è strategico comunque il possesso di eskill combinate tra loro. La domanda di eskill mix (ossia la padronanza di almeno due delle tre competenze digitali) nel 2021 ha riguardato 646mila posizioni: il mix di competenze digitali è più richiesto ai laureati (44,1%) – in particolare nelle materie Stem come ingegneria elettronica e dell’informazione (84,5%) e scienze matematiche e fisiche ed informatiche (73,5%) – rispetto ai diplomati (16%).

Quasi il 71% delle imprese ha investito in almeno uno degli ambiti della trasformazione digitale nel 2021, in crescita rispetto al valore medio del quinquennio 2016-2020 (68%). In particolarem il 42% delle imprese adotta strategie di investimento integrate in grado di combinare le aree della digital transformation. Nell’implementazione della transizione digitale assume, infatti, un’importanza strategica l’acquisizione di candidati con competenze adeguate.

Nel 2021 le imprese hanno domandato competenze digitali di base per la comunicazione visiva e multimediale a 2,8 milioni di profili professionali ricercati (pari al 60,5% del totale delle entrate), abilità relative all’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici a 2,3 milioni di posizioni (il 50,5%) e capacità di gestione di soluzioni innovative 4.0 a 1,7 milioni di entrate (il 36,4%).

Per i mix di competenze le difficoltà di reperimento raggiungono il 40% della domanda, che nell’ambito delle professioni specialistiche si concentrano nelle figure legate all’implementazione dei processi di digitalizzazione nell’organizzazione aziendale, quali ingegneri elettrotecnici (il 77,9% delle entrate per le quali il mix di competenza è ritenuto strategico è di difficile reperimento), progettisti e amministratori di sistemi informatici (65,0%) e analisti e progettisti di software (64,2%). Ma appare elevato anche il dato relativo ai medici (64,6%) e ai professori di scuola primaria (63,6%) anche per effetto della pandemia. Con riferimento invece alle professioni tecniche, il mix di competenze digitali è difficilmente reperibile anche per i tecnici programmatori (68,5%), tecnici esperti in applicazioni (62,7%), tecnici meccanici (52%) e disegnatori industriali (48,4%).

Il mismatch sul territorio italiano

Su scala territoriale le maggiori difficoltà di reperimento per le capacità matematico-informatiche emergono nel Nord Est (con un dato pari al 48,4%), in particolare in Friuli-Venezia Giulia (50,0%) e Veneto (48,8%). A livello provinciale, Terni (59,3%), Pordenone (54,6%) e Piacenza (54,4%) sono le province dove le imprese fanno più fatica a trovare candidati con questa competenza; la posizione più alta occupata da una provincia del Mezzogiorno è la 53-esima (appannaggio di Messina: 40,6%).

E’ soprattutto il Nord Est a presentare il maggiore mismatch per la capacità di applicare tecnologie 4.0 (51,1%), con picchi in Trentino Alto Adige (52,4%) e Friuli Venezia Giulia (52,3%). Fra le province, ad evidenziare le maggiori difficoltà sono le imprese collocate nella provincia di Terni (67,4%), seguita da Rieti (64,6%) e da Belluno (64,4%). Infine, è di nuovo Caltanissetta (al 44° posto, con criticità riscontrate nel 44,9% dei casi) a comparire per prima in graduatoria tra le rappresentanti del Mezzogiorno.

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