LAVORO 4.0

Gig economy, accordo al Consiglio Ue: i lavoratori saranno dipendenti

Via libera alla direttiva che mira ad aumentare tutele e diritti di riders & co. Stabilite anche le prime norme sull’uso degli algoritmi. Ora la palla passa al Trilogo. La ministra Calderone: “L’Italia sostiene l’orientamento europeo”

Pubblicato il 12 Giu 2023

riders

Accordo Ue sulla direttiva a tutela dei riders. I ministri del Lavoro degli Stati membri hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo. Lo annuncia la presidenza di turno della Svezia a margine del Consiglio Occupazione.

Tra i punti principali della posizione comune dei Ventisette vi è l’inquadramento, secondo determinati criteri, dei lavoratori della gig economy come dipendenti e non più come autonomi. Stabilite anche le prime norme sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle piattaforme. Il via libera dei ministri apre ora la strada ai negoziati con il Parlamento e la Commissione Ue per l’intesa finale.

“La gig economy ha portato molti benefici alle nostre vite, ma questo non deve andare a scapito dei diritti dei lavoratori – commenta  Paulina Brandberg, Ministro svedese per l’uguaglianza di genere e la vita lavorativa – L’approccio del Consiglio rappresenta un buon equilibrio tra la protezione dei lavoratori e la certezza del diritto per le piattaforme che li impiegano”.

Più tutele per i gig workers

“La proposta introduce due miglioramenti fondamentali: aiuta a determinare il corretto status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme digitali e stabilisce le prime norme Ue sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro – evidenzia il Consiglio in una nota – Attualmente la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’Ue, inclusi tassisti, lavoratori domestici e rider di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi. Tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato”.

Una circostanza che, sottolineano i ministri, “indica che hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue”.

Secondo l’orientamento generale dei Ventisette, “si presumerà” dunque “che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale – e non lavoratori autonomi – se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva.

I ministri sottolineano inoltre l’importanza che “i lavoratori siano informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio e decisionali”, e che gli algoritmi siano “monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione speciale da trattamenti avversi”.

I 7 criteri per valutare l’esistenza di una forma di lavoro dipendente

I criteri comprendono: limiti massimi alla somma di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni alla possibilità di rifiutare il lavoro; norme che regolano il loro aspetto o comportamento. Nei casi in cui si applica la presunzione legale, “spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro secondo la legge e la prassi nazionale”.

E ancora: le piattaforme di lavoro digitali utilizzano regolarmente algoritmi per la gestione delle risorse umane. Di conseguenza, i lavoratori delle piattaforme “si trovano spesso di fronte a una mancanza di trasparenza su come vengono prese le decisioni e su come vengono utilizzati i dati personali”.

Il Consiglio vuole garantire che i lavoratori “siano informati sull’uso dei sistemi di monitoraggio e di decisione automatizzati”. In base alle nuove norme, questi sistemi “saranno monitorati da personale qualificato, che godrà di una speciale protezione da trattamenti sfavorevoli”. La supervisione umana è garantita anche per alcune decisioni significative, come la sospensione dei conti.

Calderone: “Italia sostiene orientamento Ue”

In riferimento al mandato negoziale del Consiglio (“orientamento generale”) sulla direttiva relativa al lavoro mediante piattaforme digitali, “siamo tutti consapevoli di quanto il dossier sia complesso, e sarebbe quindi giusto arrivare a tirare le conclusioni del lavoro fatto. Il testo che abbiamo oggi sul tavolo è veramente frutto di tutti i tentativi di venire incontro e accomodare le diverse posizioni”, commenta la minstra del Lavoro, Marina Calderone.

“Credo che se vogliamo raggiungere l’obiettivo dobbiamo essere pronti ad andare avanti. Non sarà un testo perfetto, ma comunque è un significativo input per creare una cornice comune a livello europeo in un campo come quello del lavoro su piattaforma che pone a noi decisori politici ogni giorno sfide e opportunità che dobbiamo però saper cogliere nel migliore dei modi -conclude Calderone – Quindi, per quanto ci riguarda, l’Italia può sostenere l’orientamento generale”.

La scelta di Just Eat

In Italia Just Eat, piattaforma di food delivery, già assume i riders come lavoratori dipendenti applicando il contratto collettivo nazionale della Logistica dopo aver raggiunto un accordo con i sindacati.

Just Eat applica ai rider un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato basato sul CCNL Logistica, Trasporto, Merci e Spedizione, che garantisce i diritti sindacali e il diritto al trattamento economico e normativo previsto dal CCNL. Il contratto prevede l’applicazione di festività, lavoro straordinario, ferie, malattia, maternità/paternità secondo quanto regolamentato dal CCNL. La retribuzione segue le tabelle previste dal CCNL con un compenso orario che di norma non sarà inferiore a 9 euro sino alla maturazione di un’anzianità lavorativa della durata complessiva di due anni. Ad un salario orario di partenza di 8,50 euro si aggiunge infatti il premio di risultato di 0.25 euro a consegna e l’accantonamento del TFR, oltre alle eventuali maggiorazioni per il lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno. Sono previsti diversi regimi orari di part time (da 10, 20 o 30 ore) e i turni vengono pianificati mediante un’app dove il rider dà la sua disponibilità per la settimana successiva e Just Eat, considerando la preferenza, procede alla pianificazione della settimana lavorativa.

Sono previste inoltre indennità a titolo di rimborso chilometrico per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, ciclomotore o bicicletta, e l’applicazione piena e integrale delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza e consegna di tutti i DPI previsti dalla normativa vigente, dotazioni di sicurezza gratuite fornite da Just Eat come casco, indumenti ad alta visibilità, indumenti antipioggia e zaino per il trasporto del cibo, oltre a igienizzanti e mascherine anti-Covid. Inoltre, in aggiunta alle coperture assicurative fornite dagli istituti di previdenza ed assistenza pubblici (Inps e Inail) a tutti i dipendenti sarà fornita un’assicurazione nel caso si verifichi un incidente grave sul lavoro.

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