IL PARERE

Gig economy, il Cese chiede più regole: “Necessario un equilibrio tra innovazione e diritti dei lavoratori”

Il Comitato economico e sociale europeo invita gli Stati membri ad attuare norme più coordinate e forme di sostegno: “Chi lavora attraverso piattaforme digitali e le cooperative indipendenti ha bisogno di protezione sociale e sicurezza economica”

Pubblicato il 28 Dic 2021

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Nel parere d’iniziativa adottato dal Comitato economico e sociale europeo (Cese) nella sessione plenaria di dicembre si chiedono regole più coordinate per le piattaforme digitali.

“Nel processo globale di trasformazione dell’industria, la digitalizzazione ha assunto un ruolo strategico fondamentale. Il fenomeno si sta rapidamente espandendo oltre i confini della stessa Unione europea. Date le dimensioni di questo mercato, il Cese ritiene che l’Unione europea e gli Stati membri debbano coordinare l’attuazione di norme adeguate per trovare un equilibrio tra innovazione e salvaguardia dei diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali”, afferma il Comitato in una nota. “I lavoratori che lavorano attraverso piattaforme digitali e cooperative di lavoratori indipendenti hanno bisogno di protezione sociale e sicurezza economica”, prosegue il Cese. Il parere sottolinea che la strategia europea per la transizione digitale “dovrebbe prevedere iniziative di sostegno alla creazione di cooperative che gestiscano piattaforme digitali“.

Ciò favorirebbe “la proprietà collettiva dei servizi digitali, dei dati e delle infrastrutture tecnologiche, favorendo così una maggiore diversificazione economica e promuovendo la democrazia economica”, aggiunge la nota.

Nel 2025 gli addetti del comparto saranno 43 milioni: oggi sono 28

Oggi sono oltre 28 milioni le persone nell’Ue che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali. Si prevede che nel 2025 arriveranno a essere 43 milioni. La stragrande maggioranza di queste persone sono veri lavoratori autonomi. Si stima tuttavia che 5,5 milioni di persone siano erroneamente classificate come lavoratori autonomi. Tra il 2016 e il 2020 le entrate dell’economia delle piattaforme sono quasi quintuplicate, passando da circa 3 miliardi di euro a circa 14 miliardi.

In questo contesto la Commissione europea ha proposto nelle scorse settimane un pacchetto di misure che mirano a migliorare le condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali e a sostenere la crescita sostenibile delle aziende. Le nuove norme garantiranno che le persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali possano godere dei diritti e delle prestazioni sociali loro spettanti. Esse beneficeranno inoltre di una protezione aggiuntiva per quanto riguarda l’uso della gestione algoritmica (ossia di sistemi automatizzati che affiancano o sostituiscono le funzioni dirigenziali sul luogo di lavoro). Un insieme comune di norme dell’Ue garantirà una maggiore certezza del diritto, consentendo così alle piattaforme di lavoro digitali di trarre pieno vantaggio dal potenziale economico del mercato unico, e condizioni di parità.

La proposta di direttiva Ue

Pilastro del pacchetto è una proposta di direttiva relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali, che comprende misure volte a determinare correttamente la situazione occupazionale delle persone che lavorano mediante piattaforme di lavoro digitali e nuovi diritti per i lavoratori subordinati e autonomi per quanto riguarda la gestione algoritmica.

“Le proposte della Commissione europea per la regolamentazione dei lavoratori delle piattaforme digitali dovrebbero concentrarsi ed essere aperte all’innovazione, in modo da aiutare a sostenere la competitività delle imprese senza perdere di vista la protezione dei diritti dei lavoratori. In particolare, bisogna garantire che le persone che lavorano per le piattaforme digitali siano formate e messe in grado di capire e controllare meglio come vengono applicati gli algoritmi che regolano l’assunzione dei lavoratori“, conclude il correlatore del parere del Cese, Erwin de Deyn.

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