L’Europa accelera sulla regolamentazione del lavoro da piattaforma. L’Europarlamento ha approvato la posizione negoziale sulle nuove misure per migliorare le condizioni di rider & co. Il testo legislativo è stato adottato con 376 voti favorevoli, 212 contrari e 15 astensioni.
Il progetto di mandato negoziale sulle nuove norme, adottato il 12 dicembre 2022 dalla commissione parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali (Empl), diventa quindi il mandato del Parlamento per i prossimi negoziati con i governi Ue.
I negoziati sulla direttiva potranno iniziare quando gli Stati membri adotteranno la propria posizione.
Le nuove regole mirano a determinare in maniera adeguata lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme e a disciplinare l’utilizzo da parte delle piattaforme digitali degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale per monitorare e valutare i lavoratori.
La procedura
Il mandato negoziale è stato annunciato in Aula il 16 gennaio dalla Presidente Metsola ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento del Parlamento europeo che prevede il voto in plenaria qualora venga presentata una richiesta di votazione da parte di almeno un decimo dei membri del Parlamento (soglia media) entro la fine del giorno successivo all’annuncio.
Lavoro da piattaforma, cosa prevede la direttiva
La proposta di direttiva mira a garantire che alle persone che lavorano mediante piattaforme digitali sia riconosciuta la situazione occupazionale legale che corrisponde alle loro modalità di lavoro effettive. La proposta prevede una lista di controllo per determinare se la piattaforma digitale sia un “datore di lavoro”.
La piattaforma digitale è giuridicamente considerata un datore di lavoro se sono soddisfatti almeno due dei seguenti criteri:
- determinazione del livello della remunerazione o fissazione dei limiti massimi
- supervisione dell’esecuzione del lavoro con mezzi elettronici
- limitazione della libertà di scegliere l’orario di lavoro o i periodi di assenza, di accettare o rifiutare incarichi o di ricorrere a subappaltatori o sostituti
- fissazione di regole vincolanti specifiche per quanto riguarda l’aspetto esteriore, il comportamento nei confronti del destinatario del servizio o l’esecuzione del lavoro
- limitazione della possibilità di costruire una propria clientela o di svolgere lavori per terzi
Se almeno due di questi criteri sono soddisfatti, le persone che lavorano mediante la piattaforma digitale dovrebbero godere dei diritti sociali e dei lavoratori derivanti dallo status di “lavoratore subordinato”:
- salario minimo (ove previsto)
- contrattazione collettiva
- orario di lavoro e protezione della salute
- ferie retribuite
- migliore accesso alla protezione contro gli infortuni sul lavoro
- prestazioni di disoccupazione e di malattia
- pensioni di vecchiaia di tipo contributivo
Le piattaforme digitali hanno il diritto di contestare tale classificazione, nel qual caso devono dimostrare l’assenza di un rapporto di lavoro. Tali misure dovrebbero pertanto apportare benefici anche alle piattaforme grazie a una maggiore certezza del diritto, alla riduzione delle spese di contenzioso e alla più agevole pianificazione aziendale.
Gestione algoritmica
Le piattaforme di lavoro digitali utilizzano sistemi algoritmici per organizzare e gestire le persone che svolgono un lavoro mediante piattaforme digitali tramite le loro applicazioni o siti web. Le persone in questione spesso non dispongono di informazioni sul funzionamento degli algoritmi e sul modo in cui sono adottate le decisioni.
La direttiva si propone di:
- aumentare la trasparenza per quanto riguarda l’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme di lavoro digitali
- garantire il monitoraggio umano delle condizioni di lavoro
- concedere il diritto di contestare le decisioni automatizzate (sia ai lavoratori dipendenti che ai lavoratori realmente autonomi)
Applicazione, trasparenza e tracciabilità
Spesso le autorità nazionali faticano ad accedere ai dati sulle piattaforme digitali e sulle persone che lavorano tramite le stesse. Ciò è ancora più difficile quando le piattaforme operano in diversi Stati membri, il che rende poco chiaro dove e da chi viene svolto il lavoro mediante piattaforma digitale.
La direttiva mira ad aumentare la trasparenza delle piattaforme digitali, precisando gli obblighi esistenti di dichiarare il lavoro alle autorità nazionali e chiedendo alle piattaforme di mettere a disposizione delle autorità nazionali informazioni chiave sulle loro attività e sulle persone che lavorano tramite le stesse.
Il commento dei sindacati
Plauso dei sindacati alla direttiva. “Il voto del Parlamento europeo che oggi ha approvato la direttiva sui platform workers va nella giusta direzione, quella che da tempo chiediamo a livello europeo e nazionale per tutelare i rider e tutti i lavoratori delle piattaforme digitali e garantire loro un lavoro subordinato e regolato da un contratto collettivo nazionale – sottolineano in una nota il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, e il segretario nazionale Marco Odone – Ci auguriamo ora che la direttiva abbia l’approvazione finale da parte del Consiglio europeo in tempi brevi”, aggiungono i sindacalisti. ”Noi continueremo ad impegnarci per garantire un lavoro stabile, sicuro e tutelato a tutti i rider che lavorano nel nostro Paese e a sollecitare un forte impegno delle istituzioni il cui ruolo è ora sostituito dalle sentenze dei tribunali”.