La direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, è candidata ad assumere il ruolo di presidente del colosso cinese delle telecomunicazioni a partire da aprile, secondo quanto emerge da indiscrezioni stampa. A far rimbalzare la notizia sono i media di Pechino, secondo i quali la manager subentrerà nella rotazione dopo gli altri due presidenti “a turno” designati con lei ad aprile 2022, Eric Xu Zhijun e Ken Hu Houkun.
Il nuovo incarico
Secondo quando anticipato dal South China Morning post e poi rilanciato da una serie di altri media in Cina, senza che Huawei abbia dato alcuna conferma ufficiale, Meng Wanzhou, che ricoprirà l’incarico di presidente per la prima volta dalla sua designazione, assumerà il compito di guidare per un periodo di sei mesi (come i suoi due predecessori) il consiglio d’amministrazione e il comitato esecutivo dell’azienda.
L’arresto in Canada nel 2018
Meng Wanzhou è diventata negli ultimi anni uno dei simboli della guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. La chief financial officer di Huawei, figlia di Ren Zhengfei, miliardario fondatore di Huawei, era stata infatti arrestata il primo dicembre del 2018 quando era in transito all’aeroporto di Vancouver, in Canada, con l’accusa di frode bancaria per il presunto aggiramento delle sanzioni statunitensi contro l’Iran.
Il rilascio avverrà tre anni dopo, il 25 settembre del 2021, grazie a un accordo di Pechino con il dipartimento di giustizia americano per la rinuncia alla richiesta di estradizione negli Usa della manager. Contestualmente al suo rilascio le autorità cinesi avevano liberato due cittadini canadesi che erano detenuti nel paese asiatico con l’accusa di spionaggio: Michael Kovrig e Michael Spavor.
Huawei riduce la presenza a Taiwan
E’ delle ultime ore la notizia che Huawei stia pianificando una riduzione della propria presenza a Taiwan, con la chiusura di due centri di assistenza dal 12 marzo. Secondo quanto annunciato dalla multinazionale a chiudere saranno i centri di Taipei e di Taichung, mentre un terzo centro, quello di Kaohsiung, rimarrà operativo. Potrebbe trattarsi di una risposta indiretta rispetto alle tensioni generate dalla presenza di Huawei nel Paese per gli Stati Uniti e la stessa Taiwan a causa del sospetto che l’azienda fosse legata strettamente al governo e all’esercito di Pechino.